Cagliari si mobilita: un grido di protesta per la dignità pensionistica e la difesa del welfareGiovedì 20 novembre, Cagliari si prepara ad accogliere una significativa manifestazione di protesta, promossa dallo SPI CGIL, che anticiperà la mobilitazione nazionale del 12 dicembre.
L’appuntamento, fissato in piazza del Carmine a partire dalle 10:00, rappresenta un chiaro segnale di allarme e una denuncia delle politiche governative che stanno erodendo il potere d’acquisto e minacciando il futuro del sistema pensionistico italiano, con particolare attenzione alla situazione sarda.
Interverrà Lorenzo Mazzoli, responsabile della previdenza dello SPI CGIL nazionale, per illustrare le implicazioni a livello nazionale e per dare voce alle preoccupazioni dei pensionati.
La protesta non è una reazione isolata, ma l’espressione di un disagio profondo e crescente.
Lo SPI CGIL, con il segretario regionale Giacomo Migheli, ha tracciato chiaramente le tre linee guida delle rivendicazioni: la salvaguardia del potere d’acquisto, il rispetto del diritto a una pensione adeguata e dignitosa, e la garanzia di un accesso equo e sostenibile ai servizi sanitari, ormai pesantemente compromessi da tagli e sottodimensionamento.
La Sardegna, in particolare, si trova ad affrontare una situazione particolarmente critica.
L’inflazione, descritta dalla CGIL come una forza erosiva insidiosa, sta vanificando gli incrementi pensionistici, già limitati.
A gennaio 2025, la media delle pensioni in Sardegna, attestata a poco più di 900 euro, si discosta significativamente dai circa 1.100 euro medi a livello nazionale, amplificando il divario socioeconomico e aggravando le condizioni di vita di una vasta platea di pensionati.
Oltre alle immediate conseguenze dell’inflazione, le nuove normative sull’accesso alla pensione destano profonda inquietudine.
La promessa di un miglioramento rispetto alla rigidità della legge Fornero si è rivelata un’illusione, con un innalzamento dell’età pensionabile ancora più penalizzante, che impone tre mesi in più dal 2027 e due dal 2028, senza alcuna forma di salvaguardia per categorie particolarmente vulnerabili come i disoccupati, gli invalidi e i lavoratori precoci.
L’abolizione di misure come “Quota 103” e “Opzione Donna” rappresenta un ulteriore colpo per le donne, già penalizzate da percorsi lavorativi spesso discontinui e da una minore opportunità di accumulo contributivo.
La denuncia dello SPI CGIL va oltre la questione economica, toccando la sfera della salute.
L’incapacità di far fronte alle spese sanitarie, a causa della carenza di servizi pubblici efficienti, costringe un numero crescente di pensionati a rinunciare alle cure necessarie.
La Sardegna si distingue negativamente in questo scenario, con il 17,2% della popolazione costretta a rinunciare a prestazioni sanitarie nel 2024, il dato più alto a livello nazionale.
La precarietà economica, aggravata da pensioni di importo spesso insufficiente, si traduce in un crescente ricorso a strutture di assistenza sociale, come le Caritas, dove oltre il 12% degli utenti è rappresentato da pensionati.
Questo dato tragico testimonia la necessità urgente di politiche economiche e sociali più attente alle esigenze dei cittadini anziani e di un sistema pensionistico che garantisca un futuro dignitoso per tutti.
La manifestazione di Cagliari è un appello a un cambiamento di rotta, un grido di speranza per un futuro più giusto e sostenibile.






