L’estate sarda, tradizionalmente sinonimo di artigianato di qualità, turismo e tradizione, è sempre più ombreggiata da un’insidiosa minaccia: la contraffazione.
Un’economia sommersa e criminale, tentacolare e sfaccettata, che mette a serio rischio la sopravvivenza di un tessuto imprenditoriale fragile e prezioso, quello delle micro e piccole imprese artigiane sarde.
Un rapporto dettagliato dell’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna delinea un quadro allarmante, evidenziando la vulnerabilità di quasi 1.200 aziende, con un potenziale impatto devastante sull’occupazione, stimato in oltre 3.000 posti di lavoro.
Il fenomeno non si limita al commercio abusivo di prodotti contraffatti lungo le coste e nelle aree di aggregazione urbana.
L’analisi rivela un’infiltrazione più profonda, che riguarda anche la gestione e la legittimità dei mercati “artigianali”.
La denominazione “artigianale”, spesso utilizzata come traino per attirare consumatori, si rivela in molti casi un’etichetta fuorviante, nascondendo un’offerta di prodotti di dubbia provenienza e qualità.
La mancanza di controlli rigorosi e trasparenti favorisce la proliferazione di attività illecite che erodono la fiducia dei consumatori e danneggiano l’immagine del vero Made in Sardinia.
La provincia di Cagliari emerge come la più colpita, con un numero considerevole di imprese esposte al rischio – 682, di cui quasi la metà artigiane – un dato che riflette sia la maggiore concentrazione di attività commerciali che la presenza di canali di distribuzione più accessibili per i contraffattori.
Seguono Sassari-Gallura, Nuoro e Oristano, aree in cui il fenomeno, pur meno esteso in termini numerici, rappresenta comunque una sfida significativa per la tutela del patrimonio artigianale locale.
Confartigianato Imprese Sardegna condanna con forza questa realtà, definendola un’attività criminale che trascende i confini regionali e richiede un impegno coordinato a livello internazionale.
La contraffazione non è solo un danno economico per le imprese oneste, ma anche una ferita all’identità culturale e alla reputazione del territorio.
Per contrastare efficacemente questa piaga, è imperativo agire su diversi fronti: rafforzare i controlli a livello locale, promuovere la trasparenza nei mercati “artigianali”, intensificare la cooperazione tra le forze dell’ordine e sensibilizzare i consumatori.
Parallelamente, è cruciale sollecitare l’Unione Europea a emanare una legislazione specifica e incisiva, che preveda strumenti di prevenzione, sanzioni più severe e un sistema di certificazione del marchio “100% Made in Italy” autentico e garantito, in grado di tutelare i produttori onesti e di restituire credibilità e valore al consumatore finale.
La battaglia contro la contraffazione è, in definitiva, una battaglia per la salvaguardia del lavoro, dell’identità e del futuro dell’Isola.