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martedì 11 Novembre 2025

Crisi idrica in Sardegna: imprese a rischio e sprechi allarmanti.

La Sardegna affronta una crisi idrica sempre più stringente, con ripercussioni profonde sul tessuto economico e sociale dell’Isola.
L’assenza prolungata di precipitazioni, aggravata da ondate di calore persistenti che superano gli otto mesi, non solo genera preoccupazione tra i cittadini, ma mette a serio rischio la sostenibilità di numerose attività produttive.

La scarsità d’acqua si configura come una minaccia concreta per un sistema economico vulnerabile, costringendo a scelte impopolari come restrizioni e razionamenti.

Un’analisi dettagliata condotta dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna evidenzia la fragilità di oltre 6.000 imprese, che impiegano più di 20.000 lavoratori, in particolare nel settore manifatturiero e nei servizi alla persona.

L’indagine, basata sui dati Istat del 2024 e focalizzata sulle aziende “idro-esigenti”, ha identificato 2.137 realtà, di cui 1.493 artigianali, che complessivamente consumano quasi il 36,3% delle risorse idriche regionali.
La classifica dei settori con maggiore intensità d’uso dell’acqua rivela una fotografia impietosa: l’industria estrattiva domina con 21,7 litri per euro di produzione venduta, seguita da vicino dai settori tessile (20,9 litri), petrolchimico (17,5 litri) e farmaceutico (14,1 litri).
Anche i comparti della gomma e delle materie plastiche, del vetro-ceramico, della carta e della lavorazione dei metalli si attestano a livelli di consumo allarmanti.

Un’ulteriore pressione sul sistema idrico proviene dai servizi alla persona, come lavanderie, acconciatori ed estetisti, le cui esigenze superano il consumo domestico medio.

La situazione sarda si inserisce in un quadro nazionale allarmante.

L’Isola si posiziona al quarto posto tra le regioni italiane più sprecatrici d’acqua, con una perdita giornaliera di 129 milioni di metri cubi, pari a circa 424 metri cubi a persona.
Una quantità enorme di acqua, pari a 224 metri cubi pro capite, andrebbe persa, rappresentando una dispersione del 52,8%, ben al di sopra della media nazionale del 42,4%.
La Basilicata si distingue come la regione più inefficiente, con il 65,5% di perdite, seguita dall’Abruzzo (62,5%).

L’Emilia-Romagna, invece, rappresenta un esempio virtuoso con una dispersione limitata al 29,7%.

A livello comunale, la situazione è altrettanto critica: Sassari detiene il primato delle perdite con il 63,4%, seguita da Oristano (60,4%), Nuoro (55,1%) e Cagliari (53,5%).
Un’eccezione positiva è rappresentata da Carbonia, che si distingue per una gestione più efficiente con una dispersione contenuta al 21,7%.

Di fronte a questa emergenza, Giacomo Meloni, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, sottolinea l’urgenza di interventi mirati e di una visione strategica a lungo termine.
L’investimento nella modernizzazione delle infrastrutture idriche e nella riduzione delle perdite rappresenta una priorità assoluta per garantire la resilienza del sistema economico sardo e la sostenibilità del territorio.

L’approccio deve essere olistico, integrando misure di efficienza idrica, innovazione tecnologica e sensibilizzazione della comunità, al fine di affrontare questa sfida complessa e preservare una risorsa preziosa per le generazioni future.

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