sabato 26 Luglio 2025
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Dazi USA: il Sud Italia a rischio, Sardegna e Sicilia più fragili

L’imposizione di dazi da parte degli Stati Uniti rappresenta una seria minaccia per l’economia italiana, con implicazioni particolarmente acute per il Mezzogiorno.

A differenza delle aree più industrializzate del Paese, le regioni meridionali mostrano una marcata specializzazione produttiva e una conseguente vulnerabilità di fronte a barriere commerciali imposte a livello internazionale.
L’effetto domino, già innescato da misure restrittive sull’acciaio, l’alluminio e i loro derivati, nonché sull’industria automobilistica, rischia di estendersi ad altri settori, amplificando il danno complessivo.

L’analisi della Cgia evidenzia come questa fragilità sia strutturale, radicata in una minore diversificazione dell’export.

La Sardegna, con un indice di diversificazione particolarmente basso (95,6%), incarna questa condizione.
L’economia insulare è fortemente dipendente dalla raffinazione del petrolio, un comparto cruciale ma suscettibile a fluttuazioni di mercato e a restrizioni commerciali.
Simili problematiche affliggono anche il Molise (86,9%), dove l’export di prodotti chimici, materie plastiche, gomma e prodotti da forno assume un peso dominante, e la Sicilia (85%), anch’essa legata alla raffinazione di prodotti petroliferi.

Questa eccessiva concentrazione settoriale rende queste regioni estremamente esposte a shock esterni.

La Puglia, con un indice di diversificazione relativamente più alto (49,8%), emerge come una delle regioni meno a rischio.

Tuttavia, anche in questo caso, la vulnerabilità non è completamente assente, e l’estensione dei dazi ad altri beni potrebbe avere conseguenze rilevanti.
Al contrario, le regioni settentrionali, caratterizzate da un tessuto economico più articolato e diversificato, appaiono in una posizione di maggiore resilienza.
La Lombardia, con un indice del 43%, guida la classifica delle regioni meno a rischio, seguita dal Veneto (46,8%), e quindi dalla stessa Puglia.

Il Trentino A.
A.
, l’Emilia Romagna e il Piemonte completano il quadro delle aree più preparate ad affrontare un aumento delle barriere commerciali.

È significativo notare che Milano, fulcro dell’economia italiana, è la principale esportatrice verso gli Stati Uniti, con un volume di vendite nel 2024 pari a 6,35 miliardi di euro.

Firenze, Modena, Bologna e Torino, centri economici di primaria importanza, contribuiscono in maniera significativa all’export nazionale, dimostrando la centralità del mercato statunitense per il sistema produttivo italiano.

La situazione attuale impone una riflessione profonda sulle strategie di sviluppo economico del Mezzogiorno, privilegiando politiche che incentivino la diversificazione produttiva, la ricerca e l’innovazione, e il rafforzamento delle competenze professionali.

Solo attraverso un approccio integrato e lungimirante sarà possibile ridurre la dipendenza da settori specifici e rendere le economie regionali più competitive e resilienti di fronte alle sfide del commercio internazionale.
La capacità di adattamento e la proattività saranno elementi cruciali per mitigare i rischi e cogliere le opportunità che si presenteranno nel contesto globale in evoluzione.

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