La recente delibera della Giunta regionale, volta a mitigare le perdite economiche derivanti dal blocco della movimentazione bovina a causa dell’epidemia di dermatite nodulare, si è trovata immediatamente sotto accusa.
Il Centro Studi Agricoli, voce autorevole nel panorama zootecnico sardo, contesta fermamente la misura, denunciando una lacuna significativa: l’esclusione degli animali di età superiore ai venti mesi dai benefici degli indennizzi.
Questa decisione, percepita come profondamente ingiusta, è stata duramente criticata dal sindacato agricolo guidato da Tore Piana, il quale la definisce un atto privo di logica, un’ingiustizia flagrante e una farsa burocratica.
La critica si focalizza anche sulla modalità con cui la delibera è stata approvata: un Tavolo Verde con le associazioni sindacali, ma con l’esclusione deliberata del Centro Studi Agricoli, ente cruciale per una valutazione tecnica e indipendente della situazione.
Questa omissione è interpretata come una volontà di eludere il confronto con una prospettiva alternativa e potenzialmente problematica.
L’impatto della delibera è dirompente per l’intero settore zootecnico sardo, innescando un’onda di scontento e preoccupazione tra gli allevatori.
La dermatite nodulare, malattia infettiva altamente contagiosa, ha già imposto restrizioni severe alla movimentazione del bestiame, causando perdite economiche significative.
Escludere gli animali più maturi, spesso i più produttivi e con un valore commerciale più elevato, aggrava ulteriormente la situazione, minacciando la sostenibilità di molte aziende agricole.
Di fronte a questa impasse, il sindacato agricolo ha formulato una richiesta formale di revisione della delibera, ponendo un ultimatum di quindici giorni alla Giunta regionale.
La richiesta è chiara: l’indennizzo deve estendersi a tutte le mandrie di bovini sardi, senza discriminazioni basate sull’età.
L’atteggiamento del presidente Piana lascia intendere che il sindacato è pronto a ricorrere a forme di protesta più incisive qualora la richiesta non venga accolta.
La minaccia di azioni “eclatanti”, fino all’occupazione della sede dell’Assessorato regionale dell’Agricoltura, sottolinea la gravità della situazione e la determinazione del sindacato a difendere gli interessi degli allevatori sardi.
La vicenda solleva interrogativi importanti sulla governance del settore agricolo, sull’inclusività dei processi decisionali e sulla necessità di un dialogo costruttivo tra le diverse componenti del mondo agricolo.