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mercoledì 5 Novembre 2025

Economia sarda 2025: ripresa fragile tra sfide e opportunità

L’economia sarda nel primo semestre del 2025 manifesta segnali di ripresa, sebbene caratterizzata da una complessità di fattori che ne plasmano la traiettoria.

I dati trimestrali della Banca d’Italia indicano un incremento del Prodotto Interno Lordo (PIL) dello 0,7% rispetto allo stesso periodo del 2024, un dato che, pur risultando superiore alla media nazionale, si posiziona al di sotto della performance registrata nelle altre regioni del Mezzogiorno.

Questa discrepanza suggerisce un divario strutturale che necessita di un’analisi più approfondita, considerando le specificità del contesto sardo.
Il settore industriale presenta un quadro eterogeneo.
L’agroalimentare, trainante dell’economia regionale, continua a mostrare resilienza e potenziale di crescita, beneficiando di una crescente domanda sia interna che estera.

Tuttavia, il comparto metallurgico, cruciale per il tessuto produttivo, resta gravato da incertezze legate alla localizzazione di alcune produzioni di base, un tema che rimanda a riflessioni più ampie sulla strategia industriale e sull’attrattività del territorio.
L’abbassamento dei tassi di interesse e la diminuzione dei costi energetici, fattori positivi a livello macroeconomico, si scontrano con le nuove tensioni commerciali, in particolare con l’inasprimento dei dazi imposti dal governo americano, che offuscano le prospettive delle imprese esportatrici.

Il settore delle costruzioni, storicamente un motore di sviluppo, mostra un rallentamento, attribuibile alla contrazione della domanda privata.

In questo scenario, gli investimenti pubblici, sostenuti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), rappresentano un importante antidoto, mitigando la flessione e sostenendo l’occupazione.

Paradossalmente, dopo un breve periodo di crescita nel 2024, le esportazioni regionali subiscono una contrazione significativa (-17,3% in termini nominali), un dato che impone una revisione delle strategie di internazionalizzazione e una maggiore attenzione alla diversificazione dei mercati.
Il turismo, fulcro dell’economia sarda, si conferma un fattore di crescita determinante.

L’aumento delle presenze, in particolare di visitatori stranieri, contribuisce in modo significativo al prodotto interno lordo e genera un effetto moltiplicatore sull’indotto economico.
La stabilizzazione dei prestiti alle imprese produttive, sebbene ancora fragile, è un segnale incoraggiante, stimolata dalla riduzione dei tassi e dalla crescente propensione all’investimento.

Tuttavia, la distribuzione dei finanziamenti non è uniforme: le imprese medio-grandi godono di un accesso al credito più agevole, mentre quelle di minori dimensioni continuano a incontrare difficoltà, un problema che accentua le disparità strutturali e richiede interventi mirati a sostenere la filiera delle piccole e microimprese.
Il mercato del lavoro mostra una crescita dell’occupazione superiore alla media nazionale, un dato positivo che, tuttavia, coesiste con un aumento del tasso di disoccupazione, frutto di una dinamica complessa che riflette cambiamenti demografici e riqualificazioni professionali.

Il potere d’acquisto delle famiglie sarde beneficia dell’aumento dei redditi nominali e della moderazione dell’inflazione, stimolando i consumi, che si mantengono leggermente al di sopra della media nazionale.
L’accelerazione dei prestiti alle famiglie è trainata sia dalla domanda di mutui immobiliari, sempre rilevante, sia dal credito al consumo, un indicatore della fiducia delle famiglie e della loro propensione alla spesa.

In definitiva, l’economia sarda nel 2025 si presenta come un sistema dinamico e complesso, in bilico tra opportunità e sfide, che richiede una governance attenta e proattiva per massimizzare il potenziale di crescita e ridurre le disuguaglianze.

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