Un grave episodio di malfunzionamento della rete ferroviaria sarda ha di nuovo sollevato interrogativi urgenti sulla sua obsolescenza e sulla gestione delle infrastrutture, come denunciato dal segretario regionale della Filt Cgil, Arnaldo Boeddu.
L’incidente, che ha richiesto l’intervento di un treno di soccorso per rimuovere un convoglio bloccato su un binario singolo cruciale per il collegamento tra San Gavino e le città di Sassari e Porto Torres, ha causato ritardi significativi e disagi per i passeggeri.
Questo evento non è un caso isolato, ma un sintomo di una situazione più ampia e strutturale.
La rete ferroviaria sarda, appesantita da decenni di insufficienti investimenti e manutenzione, si trova a fronteggiare una crescente pressione, con conseguenze dirette sulla qualità del servizio e sulla sicurezza dei viaggiatori.
Il binario unico, elemento critico del sistema, amplifica l’impatto di qualsiasi guasto, determinando un effetto domino che si ripercuote sull’intera circolazione.
La contemporanea riorganizzazione della linea Sulcis, con una prolungata interruzione del servizio prevista fino al dicembre 2026, aggrava ulteriormente la situazione.
Boeddu sottolinea come l’ingente somma di denaro destinata a questi lavori, unita alla conseguente interruzione del servizio, non si tradurrà in un reale miglioramento della velocità di percorrenza.
Il raddoppio previsto interesserà solo una porzione limitata della tratta, lasciando invariati i problemi strutturali che affliggono il resto della rete.
L’intervento si ridurrà essenzialmente a un unico punto di scambio, insufficiente a risolvere le criticità sistemiche.
Ma le problematiche non si limitano alla zona Sulcis.
Nel nord dell’isola, la presenza di passaggi a livello spesso malfunzionanti costringe i macchinisti a fermare i treni, in attesa dell’intervento di squadre di soccorso.
Questa condizione, resa ancora più insopportabile dalle temperature estreme e dalla mancanza di infrastrutture di supporto lungo i tratti di campagna, evidenzia una profonda carenza di sicurezza e un’assenza di attenzione per le condizioni di chi viaggia e lavora sulla rete.
La lentezza complessiva della rete, ancorata a standard di percorrenza risalenti a mezzo secolo fa, è una vergogna che si perpetua anno dopo anno.
La denuncia di Boeddu punta il dito contro un’ottusità politica che si trincera in proclami vuoti, rifiutando il confronto costruttivo con le rappresentanze sindacali e ignorando le reali esigenze di un sistema ferroviario moderno e sicuro.
L’assenza di una visione strategica a lungo termine, unita alla mancanza di volontà di affrontare le criticità con soluzioni concrete, rischia di compromettere irreparabilmente il futuro della mobilità ferroviaria in Sardegna, relegandola a un ruolo marginale e inadeguato alle esigenze del territorio.
È necessario un cambio di paradigma, che metta al centro l’investimento in infrastrutture, la sicurezza dei passeggeri e il dialogo con le parti sociali, per restituire alla Sardegna una rete ferroviaria efficiente e all’altezza delle sfide del XXI secolo.