Il 2025 si sta configurando come un anno di drammatica emergenza per il patrimonio forestale italiano, con una perdita di biomassa che supera ogni previsione.
Ad ottobre, ben 94.070 ettari di bosco sono andati distrutti dalle fiamme, un’area equivalente a circa 132.000 campi da calcio, raddoppiando la superficie devastata nel 2023.
 I dati, presentati nel Report di Legambiente nell’ambito dell’VIII Forum Foreste, dipingono un quadro allarmante e sollevano interrogativi urgenti sulla capacità del Paese di proteggere le proprie risorse naturali.
Il Sud Italia continua a soffrire maggiormente, con la Sicilia che detiene il triste primato di superficie bruciata (49.064 ettari in 606 incendi), seguita da Calabria (16.521 ettari), Puglia (8.009 ettari), Campania (6.129 ettari) e Basilicata (4.594 ettari).
 Anche Lazio e Sardegna contribuiscono al bilancio negativo, evidenziando una vulnerabilità diffusa che trascende i confini regionali.
Agrigento, Caltanissetta e Trapani in Sicilia, e Cosenza e Foggia nel continente, appaiono come le province più colpite a livello locale, concentrando gran parte del danno.
Questa impetuosa escalation degli incendi non è un fenomeno isolato, ma un sintomo acuto di una crisi climatica in rapido deterioramento.
 L’estate 2025, classificata come la quinta più calda dal 1950, con un’anomalia termica significativa (+1,62°C), ha intensificato gli effetti della siccità e ha creato condizioni favorevoli alla propagazione delle fiamme.
 Le ondate di calore prolungate hanno indebolito gli ecosistemi forestali, rendendoli più suscettibili agli attacchi di parassiti e alle devastazioni degli incendi.
Un ulteriore fattore di preoccupazione è la crescente infestazione di bostrico, un coleottero che sta decimando le foreste alpine, già provate dalla violenta tempesta Vaia.
 L’azione del bostrico contribuisce al disseccamento e alla morte degli abeti rossi, aggravando ulteriormente lo stato di fragilità del patrimonio forestale montano e generando ingenti perdite economiche per il settore legnario.
Il quadro è completato da una carenza strutturale nella pianificazione forestale: solo il 18% delle aree boschive italiane è dotato di un piano di gestione adeguato.
Questa lacuna evidenzia una mancanza di visione strategica e di impegno nella tutela del capitale naturale.
Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, sottolinea l’urgenza di un’azione coordinata a livello nazionale, regionale e comunitario, richiamando l’importanza di contrastare la deforestazione globale attraverso l’applicazione rigorosa del regolamento EUDR.
 È fondamentale integrare le politiche nazionali con le strategie europee e globali, promuovendo un modello di sviluppo sostenibile che riconosca il valore inestimabile delle foreste non solo come risorsa economica, ma anche come pilastri della biodiversità, regolatori del clima e custodi della salute del pianeta.
La sfida è complessa, ma l’inerzia non è un’opzione: il futuro del patrimonio forestale italiano dipende dalla capacità di agire con determinazione e lungimiranza.



 
                                    


