La vertenza per il rinnovo del contratto nazionale del settore metalmeccanico ha visto oggi una significativa mobilitazione in Sardegna, con uno sciopero che ha coinvolto stabilimenti chiave e una marcia pacifica che ha attraversato Sarroch, culminando in un acceso confronto con le istituzioni regionali. L’azione sindacale, promossa congiuntamente da Fiom-Cgil, Fsm-Cisl e Uilm, riflette una crescente preoccupazione per le condizioni di lavoro e la stabilità economica dei lavoratori, in un contesto industriale in profonda trasformazione.Il corteo, composto da centinaia di manifestanti, ha espresso chiaramente la determinazione a rivendicare un accordo che non si limiti a una mera adeguazione inflattiva, ma che introduca elementi di reale progresso sociale ed economico. L’industria metalmeccanica, pilastro fondamentale dell’economia nazionale e regionale, si trova a fronteggiare sfide globali sempre più complesse: la transizione ecologica, la digitalizzazione, la concorrenza internazionale e l’aumento dei costi energetici. In questo scenario, un contratto obsoleto o inadeguato rischia di compromettere la competitività delle imprese e di esacerbare le disuguaglianze tra i lavoratori.L’incontro con l’assessore regionale all’Industria, Emanuele Cani, e con l’incaricato per le relazioni sindacali della Presidente della Regione, Mario Arca, ha rappresentato un’occasione per portare all’attenzione delle istituzioni regionali la gravità della situazione. La Regione Sardegna ha espresso la propria sensibilità verso le istanze dei lavoratori, sottolineando come la risoluzione della vertenza contrattuale sia un prerequisito essenziale per il rilancio industriale del territorio. La preoccupazione non è tanto una questione di mera solidarietà, ma una constatazione di un problema strutturale che impatta negativamente sull’intera filiera produttiva sarda, un’eccellenza industriale che necessita di essere supportata e valorizzata. L’attuale quadro salariale, caratterizzato da retribuzioni tra le più basse d’Europa e particolarmente svantaggiate a livello nazionale, amplifica la vulnerabilità del settore, minando la capacità di attrarre e trattenere talenti e di investire in innovazione. La vertenza metalmeccanica non è quindi solo una questione economica, ma anche un indicatore dello stato di salute del modello di sviluppo italiano e sardo. Un contratto equo e moderno, capace di premiare la produttività, di tutelare la sicurezza sul lavoro e di garantire un tenore di vita dignitoso per i lavoratori, è un investimento nel futuro dell’industria e della società. La speranza è che il dialogo con le istituzioni regionali possa aprire la strada a una soluzione che tenga conto delle legittime rivendicazioni sindacali e che contribuisca a costruire un’industria più giusta, competitiva e sostenibile.
Metalmeccanico in Sardegna: mobilitazione e confronto con la Regione
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