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Portovesme: Amara verità e nuove speranze per il futuro

Ieri si è conclusa un’assemblea cruciale dei lavoratori diretti della Portovesme Srl, alla presenza delle rappresentanze sindacali di Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil.
L’incontro ha avuto lo scopo di condividere e interpretare gli esiti del tavolo di confronto tenutosi giovedì presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, un momento di chiarezza, seppur amara, sul futuro dello stabilimento.

Le segreterie sindacali hanno sottolineato come il Ministero abbia certificato l’assenza di investitori interessati all’acquisizione della Portovesme Srl nel Sulcis.
Un dato che conferma una realtà già evidente da tempo, e legata principalmente a due fattori critici: l’elevato costo dell’energia elettrica, un onere insostenibile per un’azienda energivora come quella di Portovesme, e le dimensioni stesse dell’impianto, un elemento che ne limita l’attrattività per potenziali acquirenti.

Già a seguito della visita del Ministro Urso del 27 dicembre 2024, era stato espresso il criterio fondamentale per un eventuale soggetto interessato: una solida base economica, una struttura organizzativa efficiente e comprovata esperienza nel settore.

L’assenza di prospettive di mitigazione del costo energetico, comunicata direttamente dal Ministro Urso, rappresenta una battuta d’arresto drammatica.
L’impossibilità di costruire accordi bilaterali che possano alleviare questo fardello pesante mette a rischio la sopravvivenza non solo della Portovesme, ma dell’intero polo industriale del Sulcis.

Si tratta di una situazione che mina profondamente la competitività di aziende che operano in settori ad alta intensità energetica.

Un barlume di speranza emerge dal proseguimento delle attività sperimentali nel sito di San Gavino, che consentirà a tutti i lavoratori di rimanere occupati fino al 2026.

Questa opportunità apre la strada alla trasformazione del sito in un hub internazionale specializzato nella produzione di specifici materiali, grazie alla competenza e alla professionalità dei lavoratori e all’unicità degli impianti.

L’attenzione del Ministero verso le potenzialità del litio offre una nuova direzione strategica.
Il progetto presentato da Glencore per il recupero del litio e di altre materie critiche, con conclusione prevista per il 2027, rappresenta un segnale positivo.
Tuttavia, le segreterie sindacali ribadiscono che la sostenibilità ambientale deve costituire una condizione imprescindibile per qualsiasi sviluppo industriale, nel rispetto degli iter autorizzativi italiani ed europei, garantendo al contempo tempi certi e trasparenti.
In quest’ambito, le tematiche ambientali e quelle relative alla sicurezza non sono negoziabili.
La comunicazione del Ministro riguardo alla possibilità di istituire un sito di depositi temporanei di materie critiche nel territorio merita un approfondimento e una fase concertativa ampia con tutte le parti interessate.
Si tratta di una decisione di notevole impatto che richiede un dialogo aperto e trasparente per valutarne appieno le implicazioni e minimizzare i possibili rischi.
La tutela del territorio e la partecipazione democratica rappresentano valori fondamentali che devono guidare qualsiasi decisione strategica di tale portata.

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