La vertenza Portovesme srl-Glencore, dopo un incontro al Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT) percepito come insufficiente, ha innescato una fase di forte tensione nel territorio del Sulcis.
 I sindacati Fiom, Fsm e Uilm hanno proclamato lo stato di agitazione nel settore metalmeccanico, preannunciando possibili azioni di lotta in risposta a una situazione giudicata inaccettabile.
L’amarezza dei sindacati e dei lavoratori è alimentata dalla decisione, dopo venticinque anni di presenza in Italia, della multinazionale Glencore di delocalizzare le produzioni in altri paesi.
Questa scelta, definita “vergognosa” dalle rappresentanze sindacali, contrasta con le promesse di sostegno e le garanzie di continuità produttiva che le istituzioni avevano offerto in passato.
 Il nuovo presidente della Provincia e il sindaco di Portoscuso condividono le preoccupazioni sollevate, sottolineando come, in dieci mesi, non si sia registrato alcun progresso significativo e invocando un ritorno alle promesse fatte a tutela dell’occupazione.
L’incontro al MIMIT, secondo i sindacati, ha rivelato la vera natura delle intenzioni di Glencore, confermando le loro più recenti preoccupazioni.
Si ricorda il progressivo declino del sito, segnato dalla chiusura del polo piombo, dall’attivazione degli ammortizzatori sociali e da una drastica riduzione del personale, passato da 1500 a poco più di 300 in soli quattro anni.
In passato, era emerso un diffuso consenso tra le istituzioni, orientato a preservare le produzioni ritenute strategiche e a tutelare i posti di lavoro, un impegno ribadito pubblicamente, ai cancelli della fabbrica, il 27 dicembre 2024.
 Tuttavia, le dichiarazioni del Ministro Urso, durante l’ultimo incontro, hanno generato profonda sorpresa: la Glencore è stata assolta da ogni responsabilità, definendo la decisione di delocalizzazione come una scelta legittima e facilitando incontri inconcludenti con potenziali interlocutori.
 L’attenzione è stata poi spostata su sviluppi legati al litio e alla possibilità di stoccaggio temporaneo di materie critiche, elementi che i sindacati interpretano come una distrazione dalle reali problematiche.
Questa evoluzione, percepita come una totale inversione di rotta rispetto alle precedenti posizioni, lascia i lavoratori e le comunità del Sulcis profondamente delusi e in preda all’incertezza, alimentando la sensazione di essere stati deliberatamente presi in giro dalle istituzioni.
La prospettiva di una nuova era industriale, basata sullo sfruttamento delle risorse litio, appare ora offuscata dalla paura di una nuova ondata di disoccupazione e dalla perdita di un patrimonio industriale e sociale di inestimabile valore.



 
                                    


