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venerdì 7 Novembre 2025

Salaripendenti al minimo: sciopero dei farmacisti contro Federfarma

In un contesto economico nazionale segnato da un’impoverimento salariale senza precedenti nell’Unione Europea, dove l’inflazione ha eroso il potere d’acquisto delle famiglie in maniera più marcata rispetto a qualsiasi altro paese dell’Eurozona, una questione spinosa continua a opporre sindacati e datori di lavoro del settore farmaceutico.
L’assegnazione di ingenti risorse pubbliche a Federfarma, una federazione di associazioni di farmacisti, solleva interrogativi sulla responsabilità sociale e sulla correttezza delle politiche economiche a livello nazionale.
La vertenza, che ha portato alla proclamazione di uno sciopero nazionale dei farmacisti collaboratori e di tutti i dipendenti farmacie private, è il culmine di mesi di tentativi infruttuosi di dialogo.

I sindacati Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil denunciano la rigidità di Federfarma, che si rifiuta persino di sedersi al tavolo delle trattative per affrontare le rivendicazioni salariali dei lavoratori.
L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) ha evidenziato come l’Italia sia l’unico paese dell’Eurozona dove le retribuzioni sono diminuite drasticamente rispetto al 2021, con una riduzione del 7,5% nel 2025.

Questo dato, unitamente alla crescente disparità tra i redditi dei titolari di farmacie e quelli dei loro dipendenti, alimenta un clima di crescente frustrazione e insoddisfazione tra i lavoratori del settore.

L’imminente riconoscimento delle farmacie come strutture sanitarie del Servizio Sanitario Nazionale, a partire dal 1° gennaio 2026, aggrava ulteriormente la situazione.

Questo cambiamento comporta un aumento significativo delle responsabilità e del carico di lavoro per i dipendenti, i quali rischiano di vedersi gravare sulle spalle maggiori oneri senza un adeguato riconoscimento economico o normativo.
I dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze confermano che i redditi dei titolari di farmacie figurano tra i più elevati in Italia, mentre i lavoratori si trovano ad affrontare salari inadeguati e condizioni di lavoro sempre più gravose.
La mobilitazione sindacale non è solo una rivendicazione salariale, ma un’istanza di giustizia sociale, un tentativo di ristabilire un equilibrio economico più equo e di garantire ai lavoratori del settore farmaceutico un futuro dignitoso, in linea con gli standard europei e in risposta a una crisi economica che ha colpito duramente il paese.

La questione solleva interrogativi più ampi sulla gestione delle risorse pubbliche e sulla necessità di politiche più attente alle disuguaglianze sociali e alla tutela del potere d’acquisto dei cittadini.

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