domenica 24 Agosto 2025
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Sardegna, futuro industriale a rischio: serve un piano chiaro.

La Sardegna si appresta ad affrontare una fase cruciale per il suo sviluppo industriale e la sua transizione energetica, con implicazioni profonde per l’occupazione e il tessuto economico dell’Isola.
L’imminente Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM) dedicato all’energia, che definirà il ruolo del gas naturale come vettore transitorio verso fonti rinnovabili, catalizzerà decisioni strategiche che plasmeranno il futuro produttivo sardo.

Lo sottolinea Pier Luigi Ledda, segretario generale della Cisl, evidenziando la necessità di un approccio sinergico tra politiche energetiche e industriali, in un circolo virtuoso dove l’uno alimenta l’altro.
Una transizione energetica seria, infatti, non può prescindere da un’industria solida e competitiva, e viceversa, un’industria innovativa necessita di un sistema energetico affidabile, flessibile e sostenibile.
Le recenti proroghe alle centrali a carbone di Fiume Santo e Portovesme, pur avendo temporaneamente scongiurato un collasso energetico immediato, non rappresentano una soluzione strutturale.

L’Isola richiede una “roadmap” chiara e dettagliata: un percorso delineato con tempistiche precise, il coinvolgimento attivo delle imprese locali, garanzie concrete per i lavoratori e un piano di sviluppo che preveda anche il recupero e la riqualificazione ambientale dei siti contaminati.
La gestione emergenziale, protratta nel tempo, è una rinuncia a progettare un futuro prospero e duraturo.

Allo stato attuale, permangono incertezze significative che frenano il potenziale di sviluppo sardo.

La situazione di Portovesme Srl, in attesa di nuovi investitori, è appesa a un filo, priva di un piano industriale solido e condiviso.
La Sider Alloys, con la sua proprietà in transizione, presenta un quadro di incertezza e mancanza di credibilità.
Il progetto di Chimica Verde a Porto Torres, nonostante annunci incoraggianti e l’assegnazione di risorse iniziali, necessita di progetti concreti e vincolanti.
Anche Eurallumina, in attesa del via libera al DPCM e dello sblocco dei beni congelati, rimane un punto interrogativo cruciale per la ripresa produttiva.

La Cisl esprime la forte preoccupazione per la prolungata assenza di investimenti reali e tangibili.
È imprescindibile conoscere le identità degli investitori, le risorse finanziarie impiegate, le tempistiche previste e, soprattutto, le ricadute occupazionali che ne deriveranno.

La prossima fase di confronto, che si terrà al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, rappresenta un momento di verità: è necessario abbandonare i tavoli di confronto privi di esiti concreti e ottenere impegni vincolanti da parte del governo e delle aziende.

La Regione Sardegna non dovrà presentarsi a questo tavolo isolata o divisa, ma con una linea comune condivisa con il governo e le parti sociali.
Affrontare efficacemente le criticità che bloccano il futuro industriale dell’Isola richiede un approccio strategico e coordinato.

Il DPCM sull’energia deve fornire alla Sardegna un quadro stabile e prevedibile per gestire la transizione, riconoscendo il ruolo cruciale del gas naturale come fonte di accompagnamento nella fase iniziale, mentre le fonti rinnovabili devono crescere in modo pianificato e sostenibile, supportate da reti elettriche potenziate, sistemi di accumulo diffusi e una programmazione di lungo periodo.

È imperativo evitare che la Sardegna si trovi costretta a interrompere la produzione di energia rinnovabile a causa di inadeguate infrastrutture.
Un mix energetico equilibrato, che garantisca prezzi accessibili, continuità operativa e sicurezza degli approvvigionamenti, è la chiave per uno sviluppo sostenibile.
La priorità assoluta è la creazione di un ecosistema industriale resiliente e orientato al futuro, in grado di generare opportunità di lavoro qualificato e di valorizzare il patrimonio naturale e culturale dell’Isola.

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