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lunedì 27 Ottobre 2025

Sardegna verso Roma: la CGIL protesta contro la manovra.

Un’onda di protesta si prepara a lasciare la Sardegna, con più di mille partecipanti diretti a Roma per la manifestazione nazionale “Democrazia al Lavoro”, indetta dalla CGIL il 25 settembre.
L’iniziativa sindacale si configura come una risposta critica alle scelte governative contenute nella manovra finanziaria, percepita come penalizzante per una vasta platea: lavoratori, giovani, pensionati e famiglie in generale.

Il flusso di partecipanti sardo si articola in diverse ondate logistiche.

Venerdì pomeriggio, delegazioni provenienti da diverse località dell’isola si confluiranno a Olbia, da dove intraprenderanno un viaggio in treno e autobus verso il porto.

A partire dalle 22:30, si imbarcheranno sulla nave diretta a Civitavecchia.
Parallelamente, altri manifestanti raggiungeranno la capitale attraverso collegamenti aerei.

L’appuntamento cruciale è fissato per le 13:30 in Piazza della Repubblica, punto di partenza di un corteo che si svilupperà fino a Piazza San Giovanni in Laterano, dove si concluderà la giornata con interventi di rilievo internazionale e nazionale.
Tra gli oratori previsti, Luc Triangle, Segretario Generale dell’ITUC (Confederazione Sindacale Internazionale), e Maurizio Landini, Segretario Generale della CGIL nazionale.

La mobilitazione sarda affonda le sue radici in una complessa analisi del contesto socio-economico nazionale.

La proiezione di una crescita del Prodotto Interno Lordo (PIL) limitata allo 0,5% per il 2025, unita a un declino prolungato della produzione industriale (in negativo da tre anni) e a una domanda interna stagnante, delineano un quadro di incertezza.
A ciò si aggiungono l’aumento del lavoro irregolare e precario, l’esodo giovanile (un centinaio di migliaia di giovani ogni anno) e l’aggravarsi delle disuguaglianze sociali e dei divari territoriali.

“Chiediamo un’inversione di tendenza radicale”, afferma Fausto Durante, Segretario Generale della CGIL regionale, sottolineando come le criticità nazionali si amplifichino in Sardegna, una regione particolarmente vulnerabile.

Le crisi industriali irrisolte, la stagnazione dei salari e delle pensioni (tra i più bassi d’Italia), e il progressivo smantellamento dei servizi pubblici – fattori che esacerbano il fenomeno dello spopolamento nelle aree interne – sono le emergenze che il governo è chiamato ad affrontare.
Particolarmente critica è la questione dell’insularità, un principio sancito dalla Costituzione ma che fatica a tradursi in politiche concrete, come dimostra il persistente deficit di trasferimenti statali.
La mobilitazione, pertanto, assume in Sardegna un significato ancora più profondo, diventando un atto di denuncia e di rivendicazione di diritti.

Nonostante le limitazioni imposte dai trasporti, un’ampia delegazione sarda si è decisa a partecipare alla manifestazione a Roma, per far sentire la voce dell’isola e richiedere al governo Meloni un cambiamento di rotta.

La protesta si configura come un potente segnale di dissenso e di speranza per un futuro più equo e sostenibile.

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