Nelle profondità del colle di San Michele, al di sotto della città di Cagliari, si è aperta una finestra sul cuore pulsante del sistema idrico che alimenta il capoluogo sardo. Un gruppo di circa quaranta studenti, aspiranti ingegneri provenienti dalla facoltà di Ingegneria dell’Università, hanno avuto l’opportunità unica di esplorare i serbatoi sotterranei, un complesso infrastrutturale di importanza strategica per la gestione delle risorse idriche urbane.La visita, parte integrante del percorso di studi relativi ai corsi di Costruzioni Idrauliche e Marittime e Idrologia, ha offerto una prospettiva tangibile dei principi teorici appresi in aula. Accompagnati dal professor Francesco Viola e dal direttore generale di Abbanoa, Stefano Sebastio, gli studenti hanno potuto interagire direttamente con i professionisti del settore.L’esperienza è stata resa particolarmente istruttiva grazie alla guida esperta dei tecnici del Distretto 1 di Cagliari, con Raffaella Pinna, responsabile del settore Distribuzione, e Gianluca Panduccio, responsabile delle Reti di Abbanoa, che hanno illustrato il funzionamento e la complessità dell’impianto.Il serbatoio di San Michele, il più esteso e recente – ultimato nel 1996 – rappresenta un elemento chiave di un sistema idrico cittadino articolato. La sua capacità, che si avvicina ai 48 milioni di litri, contribuisce significativamente a soddisfare il fabbisogno potabile di Cagliari. L’impianto opera in sinergia con altre strutture cruciali: i tre serbatoi di San Vincenzo, comprendenti gallerie interrate a diverse altezze e il serbatoio pensile del Belvedere, e i due siti di Monte Urpinu. Questi serbatoi non sono semplici contenitori, ma elementi integranti di un sistema di riserve e di regolazione della pressione idrica che garantisce un approvvigionamento continuo e stabile in tutta l’area urbana.La moderna tecnologia impiega sensori di immersione e ultrasuoni, affiancati da misuratori di portata a induzione elettromagnetica, per monitorare costantemente i livelli e i flussi. Questi dati sono integralmente integrati in un sofisticato sistema di telecontrollo, che permette un controllo centralizzato e una gestione ottimizzata delle risorse. L’energia necessaria al funzionamento degli impianti proviene dai potabilizzatori di San Michele, Simbirizzi e, in caso di necessità, anche da quello di Sestu, testimoniando un approccio integrato nella gestione delle risorse idriche che guarda alla sostenibilità e all’efficienza. La visita ha offerto agli studenti una preziosa opportunità di comprendere le sfide e le soluzioni legate alla gestione delle infrastrutture idriche, un aspetto fondamentale per la resilienza e lo sviluppo sostenibile della città.
Sotto Cagliari, gli studenti esplorano il cuore dell’acqua.
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