La tensione resta alta in vista della seduta consiliare di domani, un momento cruciale per il futuro del sistema di relazioni tra Regione e Enti Locali.
L’esito del dibattito in Aula non è affatto acquisito e il Comitato per il Comparto Unico si prepara ad affrontare una giornata densa di implicazioni.
La proposta di legge 68, presentata dall’on.
Corrias (Pd), rappresenta un tentativo di gettare le basi per l’equiparazione retributiva dei dipendenti pubblici regionali e degli Enti Locali, un nodo cruciale che da tempo alimenta disuguaglianze e frustrazioni nel settore.
Questa iniziativa, frutto di un percorso ventennale promosso dal Comitato stesso, mira a superare le disparità salariali e a modernizzare l’organizzazione del lavoro nel pubblico impiego locale, un sistema spesso penalizzato da carenze strutturali e carichi di lavoro eccessivi.
La mobilitazione non si limita alla chiamata formale del Comitato.
Un ampio fronte di lavoratori, organizzato anche attraverso canali social di lunga data e sostenuto dalle principali sigle sindacali (FP Cgil, Cisl FP e Uil Fpl), si prepara a far sentire la propria voce.
Le assemblee sindacali, convocate nelle principali città della Sardegna, testimoniano la profondità del disagio e la determinazione nel perseguire questo obiettivo.
Il Comparto Unico non è solo una questione salariale.
Si tratta di una riforma più ampia, volta a garantire equità contrattuale, a migliorare l’efficienza della macchina amministrativa e, soprattutto, a riconoscere il valore del lavoro svolto dai dipendenti degli Enti Locali, spesso lasciati in una posizione di svantaggio rispetto ai colleghi regionali.
L’obiettivo è costruire un sistema più coeso, più trasparente e più equo, in grado di rispondere in modo efficace alle esigenze dei cittadini.
La possibilità di seguire in streaming la seduta consiliare è una richiesta urgente, volta a garantire la massima partecipazione democratica.
Tuttavia, permane la preoccupazione che il dibattito possa essere oggetto di manipolazioni e stravolgimenti, alimentati da resistenze interne e da logiche di partito.
Il rischio è che il merito della legge venga sacrificato sull’altare di interessi particolari, compromettendo la possibilità di un voto ampio e trasversale, essenziale per ottenere l’approvazione da parte sia della maggioranza che dell’opposizione, e per agevolare il successivo esame del Governo.
La partita è aperta e il futuro del lavoro pubblico in Sardegna è in bilico.







