martedì, 8 Luglio 2025
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Gaza, un grido di dolore: l’appello al digiuno per la pace.

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La sofferenza che emana da Gaza, una ferita aperta nel cuore del Mediterraneo, impone un gesto, una presa di posizione che vada al di là della retorica e si traduca in azione concreta. Di fronte a un’emergenza umanitaria di proporzioni incalcolabili, il silenzio non è un’opzione percorribile. In questo spirito, aderisco all’iniziativa promossa dalla Rete di Trieste, unendo la mia voce a quella di altri amministratori locali in una giornata di digiuno lunedì 26 maggio, in segno di solidarietà e in risposta all’appello solenne di Papa Leone XIV per un cessate il fuoco immediato e per l’urgente apertura di corridoi umanitari.La Rete di Trieste, nata durante la Settimana Sociale 2024, rappresenta un ponte tra la fede, l’impegno civile e la responsabilità politica. Non si tratta di un mero atto di protesta, ma di una dichiarazione di profonda preoccupazione per la drammatica situazione che affligge la popolazione gazaiana, intrappolata in un conflitto che nega i principi fondamentali della dignità umana e del diritto internazionale.L’invito del Pontefice non è un semplice auspicio, ma un imperativo morale che interpella la coscienza collettiva. La sua voce, amplificata da milioni di fedeli e da sensibili osservatori in tutto il mondo, ci ricorda che l’indifferenza non è una posizione neutra, ma una complicità silenziosa. Rivolgo quindi un appello pressante ai colleghi amministratori sardi, a quanti sentono risuonare nel proprio cuore i valori della solidarietà, della giustizia e della pace: abbandoniamo le nostre agende personali e uniamoci in questo gesto di semplice, ma potente, significato. Il peso del dolore inflitto agli innocenti è insopportabile, e l’assenza di risposta da parte di chi detiene il potere, in qualsiasi forma esso si manifesti, è una macchia indelebile sulla coscienza democratica.Questa giornata di digiuno non è solo un segno di vicinanza alle vittime, ma anche un monito rivolto a noi stessi, amministratori e rappresentanti delle istituzioni. Siamo investiti di una responsabilità che va oltre la gestione burocratica e la ricerca del consenso politico. Siamo custodi del bene comune, e il bene comune non può essere ignorato quando si tratta di salvare vite umane e di proteggere i più vulnerabili. Esorto pertanto tutti a riflettere su questo momento cruciale e a trovare il coraggio di agire, anche a costo di mettere in discussione le nostre convinzioni e i nostri interessi. La storia ci giudicherà non per le nostre parole, ma per le nostre azioni.

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