venerdì 1 Agosto 2025
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Porto Rotondo: Rottura tra Comune e Famiglia Donà dalle Rose

Il dibattito sull’evoluzione urbanistica di Porto Rotondo ha raggiunto un punto di rottura, con il sindaco di Olbia, Settimo Nizzi, che ha espresso un netto rifiuto al dialogo con la famiglia Donà dalle Rose, storica proprietaria del borgo turistico.

La decisione, assunta durante la seduta del Consiglio comunale, ha visto l’approvazione a maggioranza del Piano Particolareggiato, un atto che apre la strada alla realizzazione di 20.000 metri cubi di nuove volumetrie destinate a residenze di lusso, attività commerciali e infrastrutture pubbliche.
L’approvazione del Piano Particolareggiato rappresenta una svolta significativa rispetto al passato, segnato da tentativi di mediazione tra l’amministrazione comunale e i Donà dalle Rose, che da decenni hanno contribuito allo sviluppo socio-culturale della zona, attirando figure di spicco del panorama nazionale e internazionale.

La famiglia, attraverso il presidente della Fondazione Porto Rotondo, Leonardo Donà dalle Rose, aveva espresso profonda preoccupazione per la direzione intrapresa, denunciando una sottovalutazione del valore intrinseco del luogo e una mancanza di considerazione per le osservazioni presentate in precedenza in merito alla salvaguardia del paesaggio e del patrimonio storico.
Tuttavia, il sindaco Nizzi ha risposto con fermezza, escludendo qualsiasi ulteriore confronto e accusando la famiglia Donà dalle Rose di essere responsabile, insieme ad altri attori locali, per le trasformazioni che hanno caratterizzato il territorio nel corso degli anni.

L’affermazione, perentoria, ha segnato una cesura netta, definendo la famiglia come “vecchi titolari di una società fallita” e respingendo le critiche come pretestuose.
La decisione di procedere con l’approvazione del Piano Particolareggiato, seppur soggetta alla successiva ratifica da parte degli uffici regionali competenti, solleva interrogativi complessi sulla sostenibilità urbanistica e ambientale del territorio.
L’espansione edilizia prevista rischia di compromettere l’identità paesaggistica di Porto Rotondo, alterando l’equilibrio tra sviluppo economico e tutela del patrimonio naturale e culturale.
Al di là delle accuse reciproche e delle posizioni contrapposte, emerge una profonda frattura tra diverse visioni dello sviluppo locale.

Da un lato, la volontà di promuovere la crescita economica attraverso l’attrazione di investimenti e la creazione di nuove opportunità di lavoro; dall’altro, la necessità di preservare l’autenticità e la bellezza del territorio, garantendo un futuro sostenibile per le generazioni a venire.

Il caso di Porto Rotondo si configura, quindi, come una cartina tornasole delle contraddizioni che spesso caratterizzano la gestione del territorio in Italia, un crocevia di interessi economici, politici e ambientali che richiedono un approccio equilibrato e lungimirante.
La vicenda pone anche la questione della responsabilità degli attori coinvolti, invitando a una riflessione più ampia sul ruolo delle istituzioni, delle famiglie proprietarie e della comunità locale nella definizione del futuro del territorio.

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