La disputa legale tra il Governo italiano e la Regione Sardegna si intensifica, con il Consiglio dei Ministri che ha formalmente deciso di opporsi al ricorso presentato dall’amministrazione regionale.
La decisione, comunicata da Palazzo Chigi al termine della riunione, riflette una posizione di fermezza dello Stato di fronte alle contestazioni sollevate dalla Regione in merito alla decadenza del Collegio Regionale di Garanzia elettorale.
La vicenda affonda le sue radici in una sentenza del Tribunale di Cagliari, datata 28 maggio 2025 (numero 848), che a sua volta aveva respinto il ricorso alla Corte Costituzionale presentato dalla Presidente della Regione, Alessandra Todde.
Questa decisione preliminare del Tribunale è il fulcro del conflitto in corso, in quanto definisce la validità dell’ordinanza-ingiunzione emessa dal Collegio Regionale di Garanzia elettorale presso la Corte d’Appello.
L’ordinanza-ingiunzione in questione rappresenta un atto amministrativo con forza di legge, che impone una determinata azione o, in questo caso, la decadenza del Collegio stesso.
Il ricorso alla Corte Costituzionale, inizialmente proposto dalla Presidente Todde, mirava a contestare la legittimità costituzionale di tale provvedimento, sollevando dubbi sulla sua conformità ai principi fondamentali del diritto elettorale e dell’autonomia regionale.
La successiva decisione del Tribunale di Cagliari ha, di fatto, confermato la validità dell’ordinanza, aprendo la strada al conflitto di attribuzione promosso dalla Regione Sardegna.
La decisione del Governo di resistere al ricorso, proposta dal Ministro per gli affari regionali e le autonomie, Roberto Calderoli, sottolinea la volontà dello Stato di difendere l’operato del Collegio Regionale di Garanzia elettorale e, più ampiamente, la propria interpretazione delle competenze tra i diversi organi dello Stato e delle Regioni.
Il conflitto di attribuzione, ora in atto, si configura come una disputa tra poteri dello Stato, volta a determinare quale organo sia legittimato a decidere su specifiche questioni, con implicazioni significative per l’equilibrio istituzionale e la distribuzione delle competenze tra Stato e Autonomia regionale.
La questione sollevata dalla Regione Sardegna non si limita a una mera contestazione di una decisione amministrativa, ma tocca temi più ampi relativi alla composizione e al funzionamento dei collegi elettorali regionali, al loro rapporto con la giurisdizione ordinaria e, in ultima analisi, alla tutela della legalità e della correttezza del processo elettorale.
La risoluzione del conflitto, attraverso la pronuncia del giudice costituzionale, sarà cruciale per chiarire i confini dell’autonomia regionale in materia elettorale e per garantire il rispetto dei principi costituzionali in un momento cruciale per la democrazia italiana.
L’esito del giudizio avrà ripercussioni non solo sulla Regione Sardegna, ma anche su tutte le altre Regioni e sul sistema elettorale nazionale.