La Sardegna si appresta a ridisegnare il suo assetto istituzionale con le elezioni provinciali del 29 settembre, un evento peculiare nel panorama italiano.
L’arcipelago rimane, a distanza di quasi un decennio dalla riforma Del Rio (legge 56/2014), l’unica regione a conservare gli enti intermedi, strutture che, a causa della mancata loro piena attuazione, sono attualmente gestite da commissari straordinari, designati dalla giunta Todde.
Questo voto, pur rappresentando un passo verso un maggiore coinvolgimento democratico, non si svolgerà attraverso il suffragio universale, ma sarà un’assemblea di sindaci e amministratori comunali a determinare l’esito.
L’imminenza della scadenza – la presentazione delle liste elettorali tra l’8 e il 9 settembre – sottolinea l’urgenza di un processo che ha visto lunghe battute d’arresto.
In gioco ci sono sei province (Nuoro, Oristano, Medio Campidano, Sulcis-Iglesiente, Ogliastra e Gallura Nord-Est) e le due città metropolitane di Cagliari e Sassari, aree cruciali per lo sviluppo economico e sociale dell’isola.
Le province eleggeranno i propri presidenti, figure selezionate tra i primi cittadini dei comuni ad esse afferenti, con un mandato residuo di almeno diciotto mesi, e i membri del consiglio provinciale.
Le città metropolitane, invece, vedranno eletti esclusivamente i consiglieri, quattordici per ciascuna area, poiché la presidenza è di diritto ricoperta dai sindaci dei comuni capoluogo, Massimo Zedda per Cagliari e Giuseppe Mascia per Sassari.
Un elemento distintivo di questo voto è il sistema di voto ponderato: il peso di ciascun comune sarà proporzionale alla propria popolazione, riflettendo la sua importanza demografica e, di conseguenza, il suo contributo al voto complessivo.
In caso di parità di voti, il criterio decisivo sarà l’età del candidato, premiando il più giovane, un dettaglio che potrebbe influenzare significativamente l’esito delle competizioni.
I compensi destinati ai presidenti di provincia saranno equiparati a quelli percepiti dai sindaci dei capoluoghi, con la clausola che non siano cumulabili, evitando così incentivi finanziari che potrebbero compromettere l’imparzialità del processo decisionale.
I sindaci metropolitani, a loro volta, svolgeranno il ruolo a titolo gratuito, ad eccezione dei rimborsi spese, una scelta che mira a sottolineare la natura di servizio pubblico dell’incarico.
Queste elezioni rappresentano una tappa fondamentale nel dibattito sulla governance sarda, offrendo l’opportunità di ridefinire il ruolo e le funzioni degli enti provinciali, e di sperimentare nuove forme di partecipazione democratica, in un contesto caratterizzato da una complessa eredità legislativa e da sfide socio-economiche rilevanti.
L’auspicio è che il voto rifletta la volontà dei territori e contribuisca a rafforzare il sistema istituzionale sardo.