La brusca cessazione delle pubblicazioni di Sardinia Post, dopo un percorso di quasi tredici anni, segna un capitolo doloroso nella storia del giornalismo sardo, e solleva interrogativi urgenti sulla tenuta del tessuto informativo regionale. La decisione, resa pubblica dall’Associazione della Stampa Sarda, deriva dal mancato accordo con il tribunale di Cagliari sul piano di ristrutturazione del debito presentato dalla società editrice, Ico 2006, un segnale allarmante che amplifica un quadro già fragile: l’impoverimento progressivo del panorama editoriale sardo.La vicenda non è un evento isolato, bensì l’epilogo di un periodo di profonda incertezza. Vicissitudini societarie complesse, con continui avvicendamenti nella compagine azionaria, hanno minato la stabilità della testata. Il recente accordo di affitto con Sae Sardegna Spa, interrotto il 31 gennaio, ha rappresentato un ulteriore tassello in questa spirale di difficoltà. Nonostante le avversità, i due giornalisti rimasti in servizio hanno perseverato, offrendo un’informazione puntuale e rigorosa, testimoniando un impegno professionale che merita ammirazione. La disponibilità di uno di loro ad assumere il ruolo di direttore responsabile, in un momento di tale precarietà, sottolinea l’attaccamento alla testata e alla sua missione.L’Associazione della Stampa Sarda esprime vicinanza ai colleghi e, in collaborazione con la Federazione nazionale della Stampa, si adopera attivamente per esplorare possibili soluzioni che possano restituire alla testata un futuro. L’obiettivo primario è garantire un’opportunità professionale ai due giornalisti, preservando così la capacità dell’Isola di accedere a un’informazione libera, accurata e tempestiva, un bene democratico fondamentale.Il direttore Manuel Scordo, nel suo commosso editoriale di addio, descrive con lucidità la situazione: i giornalisti saranno licenziati e la testata “congelata”, destinata alla liquidazione dopo una valutazione del suo valore. La amarezza traspare nelle sue parole: Sardinia Post non potrà più adempiere al ruolo che si era prefissato, quello di un osservatorio indipendente e responsabile, capace di raccontare la realtà sarda con coraggio e profondità. La scomparsa di Sardinia Post impoverisce il dibattito pubblico, riducendo la pluralità delle voci e le prospettive di analisi. La speranza è che nuovi editori possano emergere, interessati a raccogliere l’eredità di un’esperienza giornalistica che, pur nella sua breve esistenza, ha contribuito significativamente a plasmare la coscienza collettiva sarda, lasciando un vuoto che difficilmente potrà essere colmato. La vicenda solleva, inoltre, interrogativi cruciali sulla sostenibilità del giornalismo locale nell’era digitale e sulla necessità di politiche pubbliche che ne favoriscano la sopravvivenza, tutelando il diritto dei cittadini ad un’informazione di qualità.
Sardinia Post chiude: un capitolo doloroso per il giornalismo sardo.
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