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domenica 9 Novembre 2025

Scontro tra Stato e Sardegna: Meloni blocca due articoli di legge

L’intervento del governo Meloni su due provvedimenti legislativi approvati dalla Regione Sardegna, giunto in un momento di particolare delicatezza in vista di un cruciale pronunciamento della Corte Costituzionale sulla legge regionale 20 (inerente la definizione delle aree idonee per impianti di energia rinnovabile), apre un nuovo capitolo nelle dinamiche di competenza legislativa tra Stato e Autonomia regionale.

La mossa, promossa dal Ministero per gli Affari Regionali, si concentra su specifiche disposizioni contenute nell’assestamento di bilancio regionale approvato a settembre, sollevando interrogativi di costituzionalità e riaccendendo il dibattito sui limiti dell’autonomia regionale.

Al centro della contestazione governativa vi sono due articoli, il 19 e il 26 dell’articolo 9, che incarnano due diverse, ma ugualmente rilevanti, problematiche.

La prima riguarda una proroga, considerata illegittima, di una graduatoria Areus per assistenti amministrativi di categoria C.

L’intervento statale sottolinea come la graduatoria, scaduta de facto al 4 aprile 2025 in base alla normativa nazionale che ne limita la validità a due anni dalla data di approvazione (4 aprile 2023), sia stata oggetto di un tentativo regionale di riattivazione retroattiva.
Questa pratica è contestata in quanto potenzialmente lesiva dei principi costituzionali di legalità, imparzialità, uguaglianza (art.

97 e 3 Cost.

) e, soprattutto, della certezza del diritto.
La riapertura di una graduatoria già estinta, secondo il governo, elude l’imperativo di bandire un nuovo concorso pubblico, presupposto imprescindibile per l’assunzione di nuovo personale.

La seconda questione sollevata concerne l’articolo 26, che modifica la legge regionale 18 del 2016 relativa al Reddito di Inclusione Sociale (Reis).
La disposizione in esame concede ai Comuni la possibilità di destinare una porzione dell’1,5% del contributo annuale dedicato al Reis per coprire oneri aggiuntivi relativi alle indennità incentivanti erogate ai dipendenti comunali impegnati nella gestione della misura.
Il governo contesta questa interpretazione, ritenendola invasiva delle competenze statali, poiché incide direttamente sulle dinamiche retributive del personale pubblico.
La materia della retribuzione e delle indennità, infatti, rientra nell’ambito del diritto del lavoro e, di fatto, è regolata dalla contrattazione collettiva nazionale, un ambito espressamente riservato alla competenza legislativa dello Stato (art.
117 Cost.
).
Si configura, dunque, una presunta violazione dell’equilibrio di competenze tra Stato e Regione.

Questo nuovo scontro legislativo si aggiunge ad altre precedenti contestazioni, come quella riguardante la “Salva casa” approvata a giugno, evidenziando una tendenza a una maggiore centralizzazione e a un’interpretazione restrittiva delle competenze regionali.

In attesa di una decisione da parte della Corte Costituzionale, la giunta regionale potrebbe essere chiamata a rivedere le disposizioni contestate, attraverso un intervento correttivo in Consiglio regionale, al fine di allinearle alle normative statali e di evitare un’ulteriore contenzioso giudiziario.
La vicenda solleva questioni cruciali sul ruolo dell’autonomia regionale nel contesto istituzionale italiano e sulla necessità di definire con maggiore chiarezza i confini delle competenze legislative tra Stato e Regioni.

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