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domenica 16 Novembre 2025

Caprile e il Sogno Azzurro: Emozioni, Sacrifici e una Nuova Vita

L’eredità di un gigante, l’eco di un sogno: Elia Caprile, giovane portiere del Cagliari, racconta l’emozione palpabile della sua prima convocazione in Nazionale italiana, sotto la guida di mister Gattuso, in un momento cruciale della campagna di qualificazione ai Mondiali.

Un percorso intriso di sacrifici, resilienza e un profondo senso di responsabilità, alimentato dall’ammirazione per un modello imprescindibile come Gigi Buffon. La chiamata azzurra non era un’aspettativa, ma una sorpresa che ha condiviso con la sua compagna, a testimonianza di un legame forte e condiviso.
La carriera di Caprile è un mosaico di esperienze formative, scolpite in contesti diversi e arricchenti.
L’esperienza inglese, in particolare, al Leeds, si rivela un acceleratore di crescita, un banco di prova che lo ha forzato ad adattarsi a nuove culture, lingue e approcci al gioco.
“Mi ha aperto la mente, mi ha obbligato a confrontarmi con situazioni inedite,” confida il portiere, sottolineando l’importanza cruciale della flessibilità e dell’apertura mentale nel percorso di un atleta.
La memoria dei suoi allenatori, da Nicola a Conte, passando per Pisacane e Bielsa, è un tesoro di insegnamenti e ispirazioni.

L’esperienza in Premier League, in particolare, rappresenta un traguardo indelebile, un punto di svolta nella sua evoluzione sportiva.

Al di là dell’ambizione agonistica, emerge un profondo senso di gratitudine verso la famiglia, pilastro fondamentale del suo percorso.

“Senza i miei genitori non sarei la persona che sono, né il portiere che sono,” ammette con sincerità, riconoscendo il ruolo cruciale del sostegno e dell’amore familiare.

L’approdo al Cagliari, dove lo stadio è ancora chiamato “Sant’Elia,” rappresenta una nuova opportunità per mettersi in gioco e affermarsi.
“Io mi alleno per giocare, se non ho la partita soffro tanto,” sottolinea, incarnando la passione e la dedizione che lo contraddistinguono.

La scelta di lasciare il Napoli, spinto dalla necessità di trovare uno sbocco per esprimere il proprio talento, riflette un’ambizione che non si accontenta.

La vita di un atleta, tuttavia, non si esaurisce sul campo.

Un’altra passione, il pianoforte, rivela un lato più intimo e artistico del giovane portiere.
La gioia dell’arte, però, si mescola all’attesa di un evento ancora più significativo: la nascita del figlio Edoardo.
“Sarò felice se sarò un bravo papà,” esprime un desiderio semplice e profondo, rivelando un senso di responsabilità che va al di là del ruolo di calciatore.

La chiamata della Nazionale, l’attesa del parto, un intreccio di emozioni che segnano un momento di transizione e di crescita personale, un capitolo nuovo in un percorso ancora lungo e pieno di promesse.

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