Al Sinigaglia di Como, un pareggio sofferto e lottato accende il dibattito su ambizioni e reali margini di crescita per entrambe le squadre.
Il risultato, sebbene non esaltante, sottolinea la tenacia del Cagliari e la frustrazione del Como, incapace di sbloccare il tabù offensivo nonostante un approccio aggressivo.
Elia Caprile, autentico baluardo tra i pali sardi, si conferma protagonista indiscusso, vanificando le velleità offensive lariane e mettendo in seria discussione le strategie di Fabio Pisacane, che aveva inizialmente puntato su un approccio più cauto.
La partita, oltre al risultato, ha evidenziato le dinamiche interne ai rispettivi gruppi.
Cesc Fabregas, pur consapevole delle difficoltà, cerca di instillare fiducia in Alvaro Morata, ma quest’ultimo, evidentemente incerto e soffrendo la pressione di una marcatura ostica come quella di Mina, si rende conto dei propri limiti e richiede l’intervento del tecnico.
La sua prestazione opaca contrasta con la vivacità di Nico Paz, la cui visione di gioco crea più di un grattacapo alla retroguardia sarda, e con l’impatto, seppur effimero, del giovane Palestra, la cui rete, poi annullata dal VAR per un fallo precedente, simboleggia il potenziale inespresso del Cagliari.
L’atmosfera al Sinigaglia, come spesso accade a Como, trascende il mero evento sportivo.
La presenza del presidente federale, Gabriele Gravina, testimonia l’attenzione che il club lariano riscuote a livello nazionale, mentre l’attore britannico Leo Woodall, testimone privilegiato di una serata ricca di emozioni, contribuisce a confermare l’immagine di città glamour e culturalmente vivace.
La sfida, caratterizzata da un ritmo elevato e da un’intensità fisica palpabile, ha visto il Como imporre il proprio gioco, sfiorando il gol in diverse occasioni con Addai e con un tiro potente di Nico Paz, costringendo Caprile a una parata provvidenziale.
Il Cagliari, però, ha dimostrato di possedere un’anima reattiva, con Felici che si è fatto vedere in avanti e con Folorunsho che ha provato a creare occasioni nel recupero.
Nel secondo tempo, la stanchezza ha iniziato a farsi sentire, ma l’agonismo è rimasto elevato.
Caprile, in stato di grazia, ha neutralizzato un colpo ravvicinato di Morata e si è dimostrato insuperabile su un tiro da fuori area di Nico Paz, salvando la propria squadra da un sicuro gol.
L’insofferenza di Morata, culminata nell’ammonizione e nella richiesta di cambio, riflette la frustrazione di un attacco incapace di penetrare un muro invalicabile.
Le sostituzioni, da entrambe le parti, non hanno alterato lo scenario: la porta del Cagliari è rimasta imbattuta, e l’ultima occasione del match è stata per i sardi, con Luvumbu che non è riuscito a sorprendere Butez.
I sei minuti di recupero, trascorsi sotto la luce dei riflettori, hanno sancito un pareggio che, pur non soddisfacente, evidenzia la necessità di ulteriore affinamento tattico e tecnico per il Como di Fabregas, e la gratitudine di Pisacane nei confronti del suo portiere, Elia Caprile, vero uomo della partita.
La serata ha lasciato l’amaro in bocca a Como, ma ha confermato che la strada verso l’Europa, pur ambiziosa, richiede ancora tempo e pazienza.







