La storia di un coraggio silenzioso e di una giustizia profonda si è celebrata ad Agnone, in Molise, con la solenne firma del patto di gemellaggio tra il comune agnonese e Borgo San Dalmazzo, in Cuneo.
Un legame sancito in memoria di don Raimondo Viale, figura emblematica di resistenza morale e di profonda umanità, il cui percorso esistenziale incrociò tragicamente il periodo buio della Seconda Guerra Mondiale.
Don Viale, nato a Limone Piemonte, incarnò un’opposizione inattesa e coraggiosa.
Vicecurato a Borgo San Dalmazzo, le sue parole, pronunciate dal pulpito, si opposero apertamente all’imminente ingresso in guerra, un atto di dissenso in un clima di fervore patriottico e di crescente militarizzazione.
Questo suo coraggio civile, lungi dal suscitare ammirazione, gli costò l’esilio, un confino nel Molise, terra apparentemente remota e isolata, ma che divenne paradossalmente il teatro di un ulteriore atto di eroismo.
La comunità agnonese, con il suo sindaco Daniele Saia, e Borgo San Dalmazzo, guidata dalla sindaca Roberta Robbione, hanno voluto onorare questo percorso attraverso un atto formale, un gemellaggio che trascende la mera affinità geografica o amministrativa.
Si tratta di un riconoscimento a un uomo che, rifiutando il silenzio e la passività, si schierò dalla parte dei più deboli, anticipando una condanna morale delle follie belliche.
La cerimonia, alla presenza di rappresentanti delle istituzioni civili e religiose, si è conclusa con l’inaugurazione di una targa commemorativa in largo don Raimondo Viale, un luogo simbolo che perpetua la sua memoria e il suo messaggio.
La sua storia è stata magistralmente narrata dal romanziere Nuto Revelli nel suo “Il prete giusto,” un’opera che ne ha restituito la profondità umana e l’importanza morale.
Dopo il confino, don Viale si dedicò a salvare vite, offrendo rifugio e assistenza a famiglie ebree in fuga dalla Francia occupata, contribuendo a sottrarle alla persecuzione nazista.
Un atto di generosità e coraggio che gli valse, nel 2000, il prestigioso riconoscimento di “Giusto tra le Nazioni,” un titolo che lo pone tra coloro che, rischiando la propria incolumità, si opposero attivamente alla barbarie.
Il gemellaggio tra Agnone e Borgo San Dalmazzo è dunque un monito, un invito a coltivare i valori della giustizia, della compassione e della resistenza di fronte all’ingiustizia, ispirandosi all’esempio luminoso di un prete che osò parlare quando il silenzio sarebbe stato più facile, ma anche più colpevole.