venerdì, 27 Giugno 2025
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Attività fisica in Molise: dati ISS rivelano disuguaglianze e fattori di rischio.

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Un’analisi approfondita dei dati raccolti dal sistema di sorveglianza ‘Passi’ dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) nel biennio 2023-2024 rivela un quadro complesso dell’attività fisica tra gli adulti residenti in Molise e a livello nazionale, mettendo in luce disuguaglianze socio-economiche e demografiche significative. I risultati, conformi alle definizioni operative dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), indicano che circa la metà della popolazione molisana (50%) si qualifica come fisicamente attiva, mentre un quarto (25%) presenta un livello di attività fisica parziale e un quinto (20%) risulta completamente sedentario. Questi dati, sebbene specifici per il Molise, si inseriscono in un contesto nazionale dove la percentuale di popolazione fisicamente attiva è simile (50%), con una proporzione di individui parzialmente attivi (23%) e sedentari (27%) quasi identica.Tuttavia, l’osservazione più rilevante emerge dall’analisi dei fattori che influenzano la sedentarietà. L’età si configura come un determinante cruciale: con l’avanzare dell’età, la propensione alla sedentarietà aumenta in modo marcato, suggerendo una potenziale diminuzione della motivazione o della capacità fisica nel corso della vita. Questa tendenza è particolarmente evidente a livello nazionale, dove la sedentarietà sale al 31% tra i 50-69enni, rispetto al 22% dei più giovani (18-34enni).Il divario di genere si palesa con chiarezza: le donne mostrano una prevalenza maggiore di sedentarietà (30%) rispetto agli uomini (23%), un dato che potrebbe riflettere una combinazione di fattori culturali, sociali e professionali che limitano le opportunità di attività fisica per le donne.La dimensione socio-economica emerge come un potente predittore di stile di vita attivo: le persone che affrontano gravi difficoltà economiche, ovvero quelle che faticano a far quadrare i conti a fine mese, mostrano una probabilità significativamente più alta di essere sedentarie (40%) rispetto a quelle che non incontrano tali difficoltà (23%). Similmente, un basso livello di istruzione, come indicare il possesso al massimo della licenza elementare, è associato a una maggiore prevalenza di sedentarietà (49%) rispetto ai laureati (22%).Questi dati sottolineano come la salute, e in particolare l’attività fisica, non sia unicamente una questione di scelta individuale, ma sia profondamente influenzata dalle condizioni socio-economiche e dall’accesso a opportunità formative. La sedentarietà, lungi dall’essere un fenomeno marginale, si rivela una sfida di salute pubblica complessa, che richiede interventi mirati e personalizzati, capaci di affrontare le disuguaglianze strutturali e promuovere un’equa distribuzione delle opportunità di benessere fisico per tutti i cittadini. Ulteriori ricerche dovrebbero indagare i meccanismi specifici che mediano queste associazioni e valutare l’efficacia di programmi di promozione dell’attività fisica adattati alle esigenze delle popolazioni più vulnerabili.

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