L’emergenza sanitaria che investe il Molise, con l’identificazione di focolai di Febbre Catarrale Ovina (FCO), più comunemente nota come Blue Tongue, solleva interrogativi urgenti sulla resilienza del sistema di controllo e sulla gestione del rischio zootecnico.
L’allarme iniziale diffuso da Coldiretti Molise trova riscontro nei dati forniti dall’Azienda Sanitaria Regionale (ASReM), ma evidenzia un disallineamento nella percezione della gravità della situazione.
L’ASReM, nel suo resoconto, certifica l’avvenuta rilevazione dei primi focolai di sierotipo 8 solo a partire dall’inizio di luglio.
Questa tempistica, pur aderente ai protocolli di sorveglianza, alimenta dubbi circa l’efficacia della proattività del sistema di allerta precoce e l’adeguatezza delle strategie di monitoraggio nel periodo precedente.
Il blocco delle movimentazioni dagli allevamenti colpiti, sebbene necessario per contenere la diffusione del virus, rappresenta un segnale tangibile dell’impatto economico e produttivo che l’epidemia sta avendo sulle aziende agricole molisane.
La FCO, trasmessa da specie di Culicidi (zanzare e tafani), rappresenta una seria minaccia per il bestiame ovino, con conseguenze che spaziano dalla riduzione della produttività (bassa resa di latte, problemi riproduttivi) fino a casi di mortalità, soprattutto tra i giovani animali.
Il sierotipo 8, in particolare, è riconosciuto per la sua aggressività e la capacità di diffondersi rapidamente in aree precedentemente non endemiche, come sembra essere il caso in alcune zone del Molise.
Il documento ASReM ribadisce la disponibilità del servizio veterinario per eventuali accertamenti diagnostici, sottolineando l’importanza della segnalazione tempestiva da parte degli allevatori.
Tuttavia, l’approccio vaccinale delineato, basato sulla vaccinazione volontaria, solleva una questione cruciale: la responsabilità della prevenzione.
Affidare la protezione del patrimonio zootecnico esclusivamente alla scelta degli allevatori, pur nel rispetto dell’autonomia imprenditoriale, rischia di creare disparità nella protezione e di compromettere l’efficacia complessiva della strategia di controllo.
È imperativo, in questo contesto, un ripensamento delle politiche di prevenzione e controllo della FCO.
Un approccio integrato, che combini misure di sorveglianza attiva, strategie di controllo dei vettori (come la disinfestazione delle aree di riproduzione delle zanzare), e una vaccinazione più strutturata, con possibili incentivi economici per gli allevatori, si rivelerebbe più efficace nel mitigare i rischi e tutelare il settore zootecnico molisano.
Inoltre, sarebbe essenziale un potenziamento della comunicazione e della formazione rivolta agli allevatori, per garantire una maggiore consapevolezza del problema e una più rapida identificazione dei sintomi.
La collaborazione tra istituzioni, veterinari, allevatori e associazioni di categoria è fondamentale per affrontare questa sfida e preservare la salute del bestiame e la sostenibilità del settore agricolo regionale.