Castel del Giudice, un piccolo scrigno di storia e resilienza incastonato nel cuore del Molise, si erge a simbolo di una nuova visione per le aree interne del nostro Paese.
Il riconoscimento del Premio Badolato di Calabria contro lo spopolamento, un tributo nato dalle ceneri di un’idea audace – la vendita di un intero borgo per sottrarlo all’oblio – consacra il comune di circa 300 anime come un laboratorio avanzato di rigenerazione sociale ed economica.
L’assegnazione del premio, alla sua prima edizione, non è un mero atto formale, ma un’affermazione di principio: la desertificazione demografica e la crisi dei piccoli comuni non sono destini ineluttabili.
Castel del Giudice, guidata con lungimiranza dal sindaco Lino Gentile, ha saputo trasformare le sfide dello spopolamento in opportunità concrete, tessendo una rete complessa di interventi innovativi.
L’idea del Premio Badolato, nata nel 1986 quando l’intera comunità di Badolato fu temporaneamente offerta in vendita per evitare la sua dissoluzione, si fonda sulla convinzione che la sopravvivenza di questi luoghi dipenda dalla capacità di reinterpretare il concetto di sviluppo, liberandolo dai paradigmi obsoleti del centralismo e della specializzazione produttiva.
Il riconoscimento a Castel del Giudice rappresenta un atto di speranza e un invito a replicare il modello.
Il percorso di Castel del Giudice si articola su diversi pilastri.
Il recupero del patrimonio edilizio, non solo come conservazione del tessuto architettonico, ma come stimolo per nuove forme di residenzialità e di attività produttive, riveste un ruolo cruciale.
Accanto a questo, si sviluppano filiere agricole sostenibili, che valorizzano i prodotti locali e riducono la dipendenza da flussi commerciali esterni, creando opportunità di lavoro e rafforzando il legame con il territorio.
Ma l’elemento distintivo di Castel del Giudice risiede nell’attenzione al welfare di comunità.
Progetti di accoglienza, servizi di prossimità e iniziative di inclusione sociale si intrecciano per creare una comunità coesa e resiliente, capace di attrarre nuove generazioni e di contrastare l’emigrazione giovanile.
Il modello supera l’approccio assistenzialistico, promuovendo l’autonomia e l’empowerment dei cittadini.
Il premio è un’occasione per riflettere su un tema cruciale per il futuro del nostro Paese: la necessità di ripensare il ruolo delle aree interne.
Non come aree marginali e depresse, ma come laboratori di innovazione sociale, economica e culturale, capaci di offrire nuove risposte alle sfide globali come la sostenibilità ambientale, la transizione digitale e la coesione sociale.
La consegna della pergamena e dei doni, ad opera di Domenico Lanciano, figura chiave nella storia di Badolato e promotore del premio, simboleggia un ponte tra due comunità accomunate dalla stessa sfida e dalla stessa speranza: restituire un futuro alle terre dimenticate.








