martedì 2 Settembre 2025
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Crisi Stellantis a Termoli: Precarietà e Roadmap Incerta

La precarietà che affligge il panorama industriale molisano, e più ampiamente quello italiano legato al settore automotive, si manifesta con chiarezza nell’attivazione del contratto di solidarietà presso lo stabilimento Stellantis di Termoli.

Questa misura, pur rappresentando un’ancora di salvaguardia temporanea per i lavoratori, è sintomo di una profonda crisi strutturale, evidenziata dalle parole del segretario della Fim-Cisl Molise, Marco Laviano.

La produzione dei motori GSe, Gme e V6, pur costituenti il cuore pulsante dello stabilimento, non genera un flusso di lavoro sufficiente a garantire un’occupazione stabile per l’intero organico.
Il problema non risiede tanto nella capacità produttiva in sé, quanto nella collocazione strategica di questi propulsori all’interno del portafoglio prodotti del Gruppo Stellantis.
Una quota limitata dei veicoli prodotti dal Gruppo incorpora questi motori, relegando lo stabilimento di Termoli a un ruolo marginale, dipendente dalle esigenze fluttuanti del mercato globale.

La transizione verso una mobilità sostenibile, imperativo tecnologico ed ambientale del nostro tempo, ha acuito le difficoltà.

Le decisioni di investimento assunte sotto la guida del precedente amministratore delegato, Carlos Tavares, e la progressiva dismissione della produzione di motori a combustione interna, avvenuta in assenza di una chiara e solida roadmap per i propulsori elettrici, hanno contribuito a creare questa situazione di incertezza.

La “sentenza Tavares”, come definita da Laviano, rappresenta una visione strategica che ha penalizzato gli stabilimenti italiani specializzati nella produzione di motori tradizionali, lasciandoli esposti a un futuro precario.

Le dichiarazioni di rassicurazione provenienti dal Ministro Urso, volte a negare la possibilità di chiusure di impianti automobilistici in Italia, vengono percepite da Laviano come vuote promesse, prive di sostanza se non accompagnate da azioni concrete.
La critica si concentra sull’inazione, sulla mancata creazione di condizioni che permettano agli stabilimenti di raggiungere volumi produttivi adeguati e di garantire un’occupazione stabile.
La responsabilità di questa situazione non può essere scaricata su un unico soggetto.
È una responsabilità condivisa tra governo e management di Stellantis.
Il governo ha il dovere di implementare politiche industriali lungimiranti che incentivino gli investimenti in tecnologie innovative e che proteggano il patrimonio industriale del Paese.
Stellantis, d’altro canto, deve assumersi la responsabilità sociale delle proprie decisioni, garantendo la continuità occupazionale e investendo nel futuro degli stabilimenti italiani, in linea con un modello di sviluppo sostenibile e socialmente equo.

L’insediamento del nuovo amministratore delegato, Filosa, rappresenta un’opportunità per rivedere le strategie e attuare un cambio di rotta, ma la sfida è ardua e richiede un impegno congiunto e una visione condivisa.

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