Un atto di insubordinazione ai direttivi imposti dalla Asrem di Isernia, volto a contenere un’emergenza sanitaria, ha innescato un’escalation di eventi nell’Alta Valle del Volturno, sollevando preoccupazioni e interrogativi sulla gestione del territorio e sulla responsabilità degli operatori agro-pastorali. La disposizione, imposta per fronteggiare un’epidemia di tubercolosi bovina (Tbc) che costringe gli allevatori di Montenero Valcocchiara e Pizzone a mantenere il bestiame confinato in stalla, è stata ignorata da un soggetto che, con azioni sconsiderate, ha trasferito il proprio bestiame in aree non autorizzate, violando palesemente la normativa vigente e mettendo a rischio la salute del gregge e la sostenibilità dell’intera comunità.La gravità dell’accaduto è amplificata dal ruolo paradossale del responsabile: un rappresentante di un’associazione di allevatori che, pubblicamente, si erge a difensore dei diritti e delle istanze del settore, contestando aspramente il Piano del Parco e l’istituzione del Parco Nazionale del Matese. Questa dicotomia tra retorica e azione concreta getta una luce critica sull’effettivo impegno verso la legalità e la tutela del bene comune. L’azione, oltre a costituire una diretta violazione delle autorizzazioni rilasciate dal Comune di Castel San Vincenzo, ha portato il bestiame a pascolare in zone intercluse da ordinanze del Servizio Veterinario regionale, conseguenze dirette di una gestione zo tecnica ritenuta carente, una problematica già riscontrata in precedenti verifiche nel corso degli anni.L’episodio si verifica in un contesto già delicato, caratterizzato dalla lotta degli allevatori di Pizzone e Montenero Valcocchiara contro l’epidemia di Tbc, un fardello economico e sociale che impone restrizioni significative. Il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise (Pnalm), consapevole della potenziale pericolosità di tali comportamenti, ha attivato una collaborazione sinergica con i Carabinieri Forestali del Parco e il Nipaf di Isernia per trasmettere i dettagli del caso all’autorità giudiziaria competente. Contestualmente, il Pnalm ha informato i Comuni interessati e l’Asrem di Isernia, sollecitando l’implementazione di misure amministrative restrittive che possano dissuadere comportamenti simili e ripristinare la legalità nell’ambito della gestione del pascolo. L’obiettivo è duplice: garantire la sicurezza sanitaria del bestiame e preservare l’integrità dell’ecosistema montano, fondamento della sopravvivenza di un’economia basata sull’allevamento e sul turismo sostenibile. Il caso solleva, inoltre, una più ampia riflessione sulla necessità di un dialogo costruttivo tra le istituzioni, gli operatori del settore e le associazioni di categoria, al fine di trovare soluzioni condivise che conciliino le esigenze produttive con la tutela del patrimonio naturale e culturale.
Insubordinazione e Tbc: Alta Valle del Volturno a rischio.
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