domenica 14 Settembre 2025
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Maiale come premio: sconcerto e polemiche in un piccolo paese

La recente decisione di Cercemaggiore, un piccolo centro del Molise, di assegnare un maiale vivo come primo premio alla lotteria in occasione della festa di San Vincenzo Martire, ha sollevato un’onda di sconcerto e protesta, evidenziando una profonda frattura tra tradizioni locali e una crescente sensibilità etica nei confronti del benessere animale.
L’evento, apparentemente marginale, si configura come un campanello d’allarme, in grado di stimolare una riflessione più ampia sul rapporto tra uomo e animale e sulla legittimità di pratiche che, se un tempo potevano essere percepite come innocue, oggi appaiono anacronistiche e persino disumanizzanti.

La reazione della Lega Nazionale Animal Protection, e in particolare la missiva della sua presidente Piera Rosati, indirizzata al sindaco, all’azienda sanitaria regionale e agli organizzatori della festa, testimonia l’allarme diffuso.

La protesta non si limita a una generica opposizione, ma si fonda su argomentazioni solide e radicate nel diritto europeo e nazionale.

L’articolo 13 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea riconosce agli animali la capacità di provare emozioni e sensazioni, definendoli “esseri senzienti”.
Questa qualificazione, ormai consolidata nel lessico giuridico, implica una responsabilità nei confronti del loro benessere, che va oltre la mera sussistenza.
La scelta di trasformare un essere vivente, capace di soffrire e di provare paura, in un oggetto di competizione e di gratificazione materiale, è percepita come una profanazione della sua dignità intrinseca.
La mercificazione della vita animale, soprattutto in un contesto pubblico e religioso, rischia di banalizzare il valore della vita stessa, trasmettendo un messaggio distorto, in particolare alle giovani generazioni.

Il rischio è che i bambini assorbano l’idea che gli animali possano essere trattati come beni di consumo, sminuendo il rispetto dovuto a ogni forma di vita.

Oltre alla dimensione etica, la questione solleva anche interrogativi di natura legale.
Le normative vigenti in materia di benessere animale, sia a livello europeo che nazionale, pongono limiti precisi al modo in cui gli animali possono essere trattati, e la scelta di assegnare un animale vivo come premio potrebbe configurare una violazione di tali disposizioni.

La vicenda di Cercemaggiore non è un caso isolato.
Numerose sagre e feste popolari continuano a prevedere l’utilizzo di animali come attrazioni o premi, perpetuando pratiche che appaiono sempre più in contrasto con i valori contemporanei di rispetto e compassione.
La protesta degli animalisti non è un attacco alle tradizioni locali, ma un appello alla sensibilità e alla responsabilità, un invito a ripensare il nostro rapporto con il mondo animale alla luce dei principi etici e legali che ci guidano.

La speranza è che l’amministrazione comunale di Cercemaggiore accolga la richiesta di revisione, dimostrando una reale attenzione al benessere animale e un impegno verso una società più giusta e compassionevole.
La decisione finale, in ogni caso, avrà un impatto significativo sull’immagine del paese e sulla percezione della sua capacità di evolversi in linea con i valori del nostro tempo.

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