martedì 12 Agosto 2025
23.2 C
Campobasso

Marcinelle: la ricerca di Michele, un padre tra le ombre.

Il desiderio di ricongiungimento, un anelito profondo radicato nel cuore di Michele Cicora, si scontra con l’ineluttabile incertezza.
Il progetto, inizialmente semplice nella sua essenza – riportare le spoglie del padre Francesco nel cimitero di San Giuliano di Puglia, luogo di memoria condivisa con la madre – si è rivelato un labirinto di ricerca, un viaggio nell’ombra di una tragedia che ha segnato per sempre la comunità molisana.

Francesco Cicora, minatore abile e lavoratore instancabile, fu tra le vittime della catastrofe di Marcinelle, l’8 agosto 1956, un evento che squarciò il Belgio e lasciò un vuoto incolmabile in Italia.
La miniera di Bois du Cazier, un ventre oscuro che inghiottì 262 vite, vide perdere la vita anche 132 minatori italiani, con una dolorosa concentrazione di vittime provenienti da Abruzzo e Molise.

Dei sette molisani percorsi dalla tragedia, la memoria collettiva si è interrogata a lungo per identificarne i corpi.
La commemorazione, tenutasi a San Giuliano di Puglia, è stata per Michele un momento di riflessione, di confronto con il peso della storia e con la frustrazione di un’identificazione impossibile.

Michele, nato pochi anni dopo la partenza del padre per il Belgio, custodisce frammenti di ricordi, visioni sfocate di un uomo che lo ha visto solo due volte: alla nascita e in un ultimo, struggente ritorno a casa, pochi mesi prima della sua scomparsa, un addio velato dall’ombra di un futuro incerto.
La sua determinazione nel cercare il padre è nata da un bisogno primario, un impulso irrefrenabile a restituire un nome, una storia, un volto a un uomo inghiottito dall’oscurità.
La ricerca, un percorso arduo e costellato di ostacoli, ha trovato un sostegno inaspettato nella direzione del museo di Bois du Cazier, un luogo di memoria e di riflessione che ha abbracciato la sua causa.
Il suono della campana di Agnone, donata dai Maestri del lavoro, risuona come un lamento, un monito contro l’oblio.
Michele ripercorre le tappe cruciali della sua battaglia, un’odissea intrapresa con le proprie risorse, sia economiche che emotive.
Il recente riconoscimento di un altro minatore tra i 14 senza identità, un ex prigioniero di guerra tedesco che aveva scelto di rimanere in Belgio, ha riacceso la speranza, ma ha anche amplificato la consapevolezza della complessità e delle implicazioni umane dietro ogni nome ritrovato.

Oggi, la consapevolezza di non poter riposare il padre accanto alla madre è un fardello pesante.

L’assenza alla commemorazione a Bois du Cazier, un rito consolidato negli anni, sottolinea un momento di profonda riflessione, di disorientamento, temperato dalla gratitudine verso l’amministrazione comunale di San Giuliano di Puglia, testimone della sua sensibilità storica verso una tragedia che continua a riverberarsi nel tempo.
La ricerca continua, un atto d’amore e un dovere verso la memoria di un uomo che ha lasciato un’eredità di sacrificio e speranza.

Author:

- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -