Gli recenti eventi a Milano, purtroppo, non costituiscono un episodio isolato ma si inseriscono in una dinamica più ampia che vede le forze dell’ordine, e in particolare la Polizia di Stato, frequentemente bersaglio di aggressioni da parte di gruppi radicali durante la gestione dell’ordine pubblico.
Questa constatazione, espressa dal segretario generale nazionale della Uil-Polizia, Vittorio Costantini, durante un incontro a Campobasso, solleva interrogativi cruciali sulla tenuta del tessuto sociale e sulla fragilità delle istituzioni democratiche.
La complessità della questione risiede nell’intreccio di diversi fattori.
Da un lato, il diritto alla manifestazione, pilastro fondamentale di una società libera e pluralista, deve essere assolutamente tutelato.
Ogni cittadino, indipendentemente dalle proprie convinzioni politiche, ha il diritto inalienabile di esprimere le proprie opinioni in maniera pacifica e conforme alla legge.
Dall’altro lato, questo diritto non può essere esercitato a scapito della sicurezza pubblica, né può giustificare atti di violenza e vandalismo che mirano a destabilizzare l’ordine costituito.
Le aggressioni alle forze dell’ordine non sono semplici atti di dissenso; esse rappresentano una sfida diretta alla legalità e alla capacità dello Stato di garantire la sicurezza dei propri cittadini.
Dietro queste azioni si celano spesso motivazioni ideologiche complesse, alimentate da un senso di frustrazione e marginalizzazione che trova terreno fertile in un contesto sociale segnato da disuguaglianze e tensioni.
È imperativo, pertanto, che tutte le componenti della società – istituzioni, corpi sociali, media, opinione pubblica – si assumano la responsabilità di contrastare la radicalizzazione e di promuovere un dialogo costruttivo tra posizioni diverse.
L’emarginazione di queste frange estreme non è solo un dovere morale, ma una necessità imprescindibile per preservare i valori democratici.
Occorre inoltre analizzare a fondo le metodologie operative impiegate dalle forze dell’ordine durante le operazioni di ordine pubblico, al fine di individuare eventuali margini di miglioramento e di garantire che l’uso della forza sia sempre proporzionato e conforme alla legge.
La formazione del personale, l’adozione di tecnologie avanzate e la promozione di una cultura della legalità sono elementi chiave per affrontare le sfide del nostro tempo.
In definitiva, la vicenda milanese ci invita a riflettere sulla necessità di rafforzare il senso di responsabilità civica, di promuovere una cultura della legalità e di tutelare il diritto alla manifestazione pacifica, garantendo al contempo la sicurezza pubblica e il rispetto delle istituzioni democratiche.
Un paese democratico si misura non solo con la capacità di tollerare il dissenso, ma anche con la fermezza nel contrastare ogni forma di violenza e di illegalità.





