Il tessuto socio-lavorativo molisano, analizzato attraverso i dati dell’indagine Bes-Istat del 2023 e rielaborato dalla Cgia di Mestre, rivela un quadro complesso, caratterizzato da una relativa soddisfazione che contrasta con una diffusa percezione di precarietà e un marcato fenomeno di sottoutilizzo del capitale umano.
Un primo dato significativo è l’indicatore di soddisfazione professionale: il 52,2% dei lavoratori molisani esprime un giudizio positivo sul proprio impiego, un valore marginalmente superiore alla media nazionale (51,7%).
Questa apparente positività, tuttavia, va contestualizzata all’interno di un sistema produttivo che presenta criticità strutturali.
L’analisi della Cgia mette in luce un elemento di forte preoccupazione: la percentuale di lavoratori molisani che percepisce il proprio impiego come precario si attesta a un valore preoccupante, posizionando la regione tra le ultime d’Italia per questo indicatore.
Questo dato suggerisce una profonda incertezza sul futuro lavorativo, alimentata probabilmente da contratti atipici, stagionalità e dalla scarsa capacità di crescita delle imprese locali.
La correlazione con le regioni meridionali come Campania, Calabria, Sicilia e Basilicata, tutte accomunate da fragilità economiche e demografiche, conferma la natura sistemica della problematica.
Al contrario, la Provincia Autonoma di Bolzano, con la sua robusta economia e il forte tessuto sociale, offre un modello di maggiore stabilità occupazionale.
Un ulteriore elemento di disagio emerge dall’analisi degli occupati “sovraistruiti”, ovvero coloro che, pur avendo un titolo di studio superiore alle competenze richieste dalla loro posizione lavorativa, si ritrovano a svolgere mansioni inferiori alle loro capacità.
In Molise, questa percentuale raggiunge il 33,5%, un valore spropositato che denuncia un disallineamento tra il sistema educativo e le reali opportunità offerte dal mercato del lavoro.
Questo fenomeno, oltre a rappresentare una perdita di potenziale umano per la regione, contribuisce a generare frustrazione e demotivazione nei lavoratori, alimentando il cosiddetto “brain drain”, ovvero la fuga di giovani talenti verso regioni con migliori prospettive di carriera.
L’alta incidenza degli occupati sovraistruiti in Molise solleva interrogativi cruciali sulle politiche di orientamento e formazione professionale, nonché sulla capacità delle imprese locali di valorizzare le competenze specialistiche.
Potrebbe suggerire una mancanza di investimenti in ricerca e sviluppo, un limitato sviluppo di settori ad alta tecnologia e una difficoltà di adattamento alle nuove esigenze del mercato globale.
Un approfondimento di questa problematica richiede un’analisi più dettagliata dei profili professionali coinvolti, delle loro aspirazioni di carriera e delle barriere che impediscono loro di raggiungere il pieno sviluppo delle proprie potenzialità.
In definitiva, il quadro emergente evidenzia la necessità di interventi mirati a promuovere la creazione di posti di lavoro di qualità, a stimolare l’innovazione e a valorizzare il capitale umano molisano, al fine di invertire una tendenza che rischia di compromettere il futuro della regione.






