Il Molise, come spartiacque ecologico del Sud Italia, lancia un allarme che risuona con crescente urgenza: l’incremento delle aree boschive devastate dagli incendi nel 2025 costituisce un segnale preoccupante per l’intero ecosistema nazionale.
I dati presentati da Legambiente nell’ambito dell’ottavo ‘Forum foreste’ a Roma, delineano un quadro allarmante, con un aumento significativo – 188 ettari in sette eventi – rispetto ai 152 ettari e tre eventi registrati nei primi dieci mesi del 2024.
Questo dato, apparentemente circoscritto al Molise, si inserisce in una tendenza più ampia che affligge le regioni meridionali.
L’analisi dettagliata rivela una concentrazione di eventi catastrofici in Sicilia, Calabria, Puglia, Campania, Basilicata, e con un’incidenza rilevante anche in Lazio e Sardegna.
Non si tratta, dunque, di un fenomeno isolato, ma di una crisi forestale che investe il cuore del Mezzogiorno, con implicazioni profonde per la biodiversità, la stabilità del suolo e la resilienza climatica.
L’aumento delle superfici bruciate non può essere ridotto a una semplice coincidenza.
Si tratta di un sintomo di problematiche strutturali che affondano le radici in una combinazione di fattori ambientali, socio-economici e gestionali.
Il cambiamento climatico, con l’intensificazione delle ondate di calore e la prolungazione dei periodi di siccità, crea condizioni ideali per l’innesco e la rapida propagazione degli incendi.
La scarsa gestione del territorio, spesso caratterizzata da pratiche agricole estensive e abbandono delle aree interne, favorisce l’accumulo di biomassa secca, ulteriore combustibile per le fiamme.
L’abbandono delle foreste, con la conseguente perdita di conoscenza tradizionale legate alla loro cura e manutenzione, è un fattore cruciale.
La mancanza di infrastrutture adeguate per il monitoraggio e la prevenzione degli incendi, unitamente a risorse insufficienti per i vigili del fuoco e le squadre di volontariato, aggravano ulteriormente la situazione.
Inoltre, l’attività criminose, spesso legata a interessi speculativi legati al disboscamento illegale e all’espansione agricola, contribuisce ad alimentare la catena degli eventi distruttivi.
La crisi forestale meridionale non è solo un problema ambientale, ma anche sociale ed economico.
La perdita di boschi e di risorse naturali ha un impatto devastante sulle comunità locali, che dipendono dalle foreste per il sostentamento, l’approvvigionamento idrico e la protezione del territorio.
Il degrado del paesaggio e la perdita di biodiversità minacciano il turismo sostenibile e l’attrattività del Mezzogiorno.
Affrontare questa emergenza richiede un approccio integrato e multidimensionale, che coinvolga tutti gli attori interessati: istituzioni, comunità locali, settore privato, associazioni ambientaliste.
È necessario investire nella prevenzione, con interventi di manutenzione del territorio, controllo del pascolo e sensibilizzazione delle comunità.
È fondamentale rafforzare i sistemi di monitoraggio e di pronto intervento, potenziando le risorse umane e tecnologiche.
È cruciale promuovere la gestione sostenibile delle foreste, incentivando pratiche agricole e forestali rispettose dell’ambiente e del paesaggio.
Infine, è indispensabile contrastare l’illegalità e la criminalità che alimentano gli incendi, rafforzando i controlli e le sanzioni.
Solo attraverso un impegno collettivo e una visione strategica sarà possibile invertire la tendenza e proteggere il patrimonio forestale del Mezzogiorno, custodendolo per le future generazioni.







