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Molise, record di lavoro nero: una fotografia della crisi italiana.

Il Molise, regione a cavallo tra Abruzzo e Campania, emerge come una fotografia emblematica di una problematica nazionale profonda: il lavoro irregolare.

Secondo recenti analisi della Cgia di Mestre, basate su dati Istat, il fenomeno si manifesta con una incidenza significativamente superiore alla media italiana.
Su una forza lavoro di circa 109.000 unità, ben 13.500 lavoratori, pari al 12,4%, operano in condizioni al di fuori del quadro normativo, una percentuale che supera di quasi tre punti percentuali il dato nazionale attestato al 9,7%.

Questa posizione deficitaria colloca il Molise al quinto posto in una graduatoria amara, quella delle regioni italiane con la più alta proporzione di lavoratori irregolari.
Precedono il Molise Calabria, Campania, Sicilia e Puglia, tutte regioni del Sud Italia, il che suggerisce una correlazione geografica complessa, probabilmente legata a fattori storici, economici e strutturali.
L’ampiezza del fenomeno a livello nazionale, quantificata in quasi 2,5 milioni di persone fisiche irregolari secondo le stime Istat del 2022, pone una questione etica e fiscale di primaria importanza.

Il peso della contribuzione fiscale grava in modo sproporzionato sui lavoratori regolari e sui contribuenti onesti, penalizzando la sostenibilità del sistema previdenziale e assistenziale.

Questo squilibrio finanziario non solo incide direttamente sulle tasche dei cittadini, ma crea anche un ambiente distorsivo per le imprese che operano nel rispetto delle normative, mettendole in una posizione di svantaggio competitivo.

Le cause del lavoro irregolare sono molteplici e interconnesse.

Spesso si tratta di una risposta a difficoltà economiche, a un mercato del lavoro rigido e poco flessibile, a un’offerta di lavoro sommersa che attira con promesse di guadagni facili e immediate, ma che in realtà espone i lavoratori a sfruttamento e precarietà.
La mancanza di controlli efficaci e la tolleranza, a volte implicita, di pratiche irregolari contribuiscono a perpetuare il problema.
Affrontare questa sfida richiede un approccio multidimensionale, che coinvolga interventi di contrasto all’illegalità, incentivi alla regolarizzazione, semplificazione burocratica e politiche attive per il lavoro che favoriscano l’occupazione regolare e di qualità.
La regolarizzazione del lavoro non è solo una questione di giustizia sociale ed equità fiscale, ma anche un investimento nel futuro del paese, per promuovere una crescita economica sostenibile e inclusiva.

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