Il Molise si distingue per un’adesione particolarmente virtuosa alle campagne di screening mammografici, con una copertura totale che nel biennio 2023-2024 raggiunge il 75,8%, un dato che supera la media nazionale attestata al 74,9%.
Questa performance positiva, rivelata dai dati del sistema ‘Passi’ dell’Istituto Superiore di Sanità, evidenzia un impegno significativo delle donne molisane nella prevenzione del tumore al seno, anche se la ripartizione tra screening organizzati (46,3%) e spontanei (29,5%) suggerisce margini di miglioramento nell’ottimizzazione dell’accesso ai programmi strutturati.
A livello nazionale, emergono dinamiche complesse che delineano un quadro disomogeneo nella partecipazione alle iniziative di screening.
La copertura è significativamente influenzata da fattori socio-economici ed educativi: le donne con un livello di istruzione più elevato e un reddito più consistente mostrano una maggiore propensione a sottoporsi alla mammografia, riflettendo potenzialmente una maggiore consapevolezza dei benefici della diagnosi precoce e una più facile accessibilità ai servizi sanitari.
Anche la cittadinanza gioca un ruolo, con le donne italiane che aderiscono più frequentemente rispetto alle straniere.
Infine, lo stato civile e la situazione abitativa – in particolare, la convivenza stabile – sembrano correlati a una maggiore adozione delle pratiche di screening.
Il panorama nazionale è caratterizzato da una marcata disparità geografica, un “gradiente” che riflette le differenze nelle risorse, nell’organizzazione dei servizi sanitari e nella sensibilizzazione della popolazione.
Il divario Nord-Sud è particolarmente evidente: le regioni settentrionali raggiungono una copertura complessiva dell’86%, seguite dal Centro con l’80%, mentre al Sud la copertura crolla al critico 62%.
Questa differenza radicale solleva interrogativi sulle disuguaglianze nell’accesso alle cure e sulla necessità di interventi mirati per colmare il divario.
Il Friuli Venezia Giulia, con una copertura dell’86%, si distingue come regione di eccellenza, mentre la Calabria, con un preoccupante 46%, necessita di un’attenzione prioritaria e di un potenziamento delle risorse dedicate alla prevenzione.
Analizzare le motivazioni alla base di queste differenze regionali – che vanno dalle caratteristiche demografiche alla qualità dei servizi offerti e alla percezione del rischio – è fondamentale per implementare strategie di prevenzione più efficaci e uniformi su tutto il territorio nazionale, garantendo a tutte le donne la possibilità di accedere a screening tempestivi e salvaguardare la loro salute.