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Ospedale Veneziale a rischio: l’allarme dei medici

La tenuta operativa dell’ospedale “Veneziale” di Isernia è appesa a un filo, una situazione di fragilità resa evidente da un allarmante rapporto dell’Ordine dei Medici di Isernia (OMCeo).

L’ente professionale, con un tono di profonda preoccupazione, dipinge un quadro di un nosocomio al limite del collasso, un’istituzione che, senza l’impiego di risorse aggiuntive e straordinarie, rischia una paralisi funzionale che ne comprometterebbe irrimediabilmente la capacità di erogazione dei servizi essenziali.

L’OMCeo non esita a sottolineare come, in assenza di interventi correttivi immediati, numerosi reparti e servizi attivi dovrebbero essere sospesi a causa della gravissima carenza di personale medico.
Un’emergenza che, secondo l’ordine, è sopportata unicamente grazie al senso del dovere e alla dedizione, quasi eroica, dei medici ancora presenti in organico, i quali si fanno carico di un carico di lavoro insostenibile.

Il documento dell’OMCeo traccia un parallelo inquietante con il destino di altre strutture sanitarie regionali, chiuse in passato con la scusa della mancanza di personale medico.

Un precedente storico che evidenzia un modello pericoloso: la sospensione temporanea dei servizi che si trasforma, inesorabilmente, in una chiusura definitiva.
L’incubo, dunque, è che anche il “Veneziale”, nonostante l’attuale resilienza, possa seguire la stessa, funesta via.
La situazione è il risultato, secondo l’OMCeo, di una visione strategica deficitaria, se non addirittura assente, protrattasi nel tempo.
Invece di pianificare il ricambio generazionale, con l’uscita dal servizio di personale pensionabile e la perdita di professionisti attratti da opportunità migliori, la risposta è stata la riduzione strutturale delle attività.
Questa politica, lungi dall’essere una soluzione, ha acuito il problema, indebolendo progressivamente la struttura.
L’Ordine dei Medici respinge l’idea che future assunzioni tramite concorso possano rappresentare una soluzione efficace.

Un concorso, pur auspicabile, non garantirebbe una continuità assistenziale immediata, a causa dei tempi necessari per l’impiego effettivo del personale assunto.
La carenza di risorse sarebbe, quindi, prolungata, con gravi ripercussioni sulla salute della comunità.
A ciò si aggiunge una crescente difficoltà nell’attrarre giovani professionisti in una regione che fatica a offrire prospettive di carriera attrattive.
La questione del “Veneziale” non è semplicemente un problema gestionale; è una questione di responsabilità istituzionale e di tutela della salute pubblica.

Richiede un intervento urgente e una revisione radicale delle politiche sanitarie regionali, che mettano al centro il benessere dei cittadini e la garanzia di un accesso equo e continuo alle cure.
La sopravvivenza dell’ospedale, e con essa la salute di un’intera comunità, sono a rischio, e l’inerzia non è più un’opzione percorribile.

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