La recente ondata di siccità che affligge il Sud Italia ha posto in luce, con urgenza, la delicatezza del sistema idrico regionale e, in particolare, il ruolo cruciale del Liscione, la diga del Basso Molise.
L’invaso, come in passato, si è dimostrato un elemento di stabilizzazione, permettendo a Campobasso e ad altri comuni serviti dal versante destro del fiume Biferno di evitare disagi che avrebbero altrimenti impattato significativamente la vita quotidiana dei cittadini.
La capacità di regolazione del Liscione, unita a una gestione oculata delle riserve, ha garantito un approvvigionamento continuo, ma solleva interrogativi profondi sulle future strategie di gestione delle risorse idriche.
Le proposte di destinazione di “surplus” idrici verso regioni in difficoltà, come la Puglia che ha recentemente dichiarato lo stato di emergenza, richiedono un’analisi rigorosa e indipendente, al di là di logiche di mera solidarietà politica.
Il consigliere regionale Roberto Gravina, del Movimento 5 Stelle, sottolinea con forza la necessità di una posizione regionale chiara e basata su dati scientifici certi, per scongiurare decisioni prese altrove che possano compromettere l’autonomia idrica del Molise.
La questione non è semplicemente quella di un atto di generosità.
Si tratta di preservare la capacità del Molise di garantire l’approvvigionamento idrico per i propri cittadini, un diritto fondamentale che non può essere sacrificato sull’altare di soluzioni tampone a breve termine.
L’equilibrio tra cooperazione interregionale e tutela delle risorse locali è imperativo, ma la solidarietà non può tradursi in un trasferimento di problemi, amplificandoli anziché risolverli.
L’imminente discussione al Consiglio regionale sull’aggiornamento annuale previsto dalla legge istitutiva dell’Egam rappresenta un’opportunità cruciale per valutare lo stato di salute del sistema idrico regionale e definire prospettive di utilizzo sostenibili.
La progettazione di un piano di emergenza idrica regionale, da tempo sollecitato, è divenuta una priorità ineludibile.
Solo una pianificazione preventiva, basata su scenari di rischio e modelli di simulazione, può permettere interventi tempestivi e mirati in caso di crisi prolungate.
Ogni valutazione relativa a possibili “eccedenze” idriche deve essere preceduta da studi scientifici approfonditi, che tengano conto non solo delle precipitazioni attuali, ma anche delle tendenze climatiche a lungo termine, della qualità delle acque e delle esigenze di tutti i settori economici (agricoltura, industria, turismo).
Il rischio di impegni vincolanti, come quelli che in passato hanno legato il Molise a forniture per la Campania, con conseguenze negative per il territorio, è troppo alto per essere ignorato.
L’auspicio è che la conferenza del 18 novembre in Capitanata possa finalmente rappresentare un momento di confronto costruttivo, in cui il Molise possa esprimere una voce unita e autorevole, capace di difendere i propri interessi.
È tempo che la Regione abbandoni la reattività e abbracci una visione strategica, riconoscendo che l’acqua è un bene comune, un patrimonio da custodire e gestire con lungimiranza, non una merce da cedere a trattative improvvisate.
La resilienza idrica del Molise dipende dalla capacità di anticipare le sfide, innovare le pratiche e collaborare in modo responsabile, garantendo un futuro sostenibile per le prossime generazioni.







