mercoledì 10 Settembre 2025
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Stellantis, Termoli e il futuro dell’auto italiana: crisi o scelte?

L’attuale strategia aziendale, caratterizzata da una progressiva dismissione delle produzioni in Italia, con particolare riferimento agli stabilimenti di Termoli, solleva critiche e interrogativi urgenti.
La scelta di ricorrere a contratti di solidarietà anziché alla Cassa Integrazione Straordinaria (CIGS) appare, a giudizio del sindacato Usb Lavoro Privato Abruzzo e Molise e della RSU di Termoli, una decisione che penalizza i lavoratori, privandoli di tutele economiche essenziali.

La situazione richiede un intervento pubblico incisivo e strutturale, che vada oltre le misure palliative.

Non si tratta di proteggere un singolo sito produttivo come Termoli, ma di salvaguardare l’intero tessuto industriale automotive nazionale, un comparto cruciale per l’economia e l’occupazione.

È imperativo preservare le attuali linee di produzione meccanica, riconvertire attività delocalizzate in passato e introdurre strumenti di ammortizzazione che garantiscano la copertura integrale dei salari.
La riduzione dell’orario di lavoro a parità di retribuzione, lungi dall’essere un anacronismo, si configura come una soluzione innovativa per conciliare produttività e benessere dei lavoratori, promuovendo al contempo una più equa distribuzione del lavoro.
La retorica della crisi di mercato, spesso invocata per giustificare decisioni aziendali discutibili, non può più essere accettata come un dato ineluttabile.
L’esempio di DR, un’azienda molisana che investe 70 milioni e crea centinaia di posti di lavoro, evidenzia come la crisi automotive sia un’etichetta appiccicata in maniera selettiva.

Si pone legittimo interrogativo: perché DR riesce a prosperare mentre Stellantis riduce le attività in Italia? Le restrizioni europee, apparentemente un freno all’intervento pubblico, devono essere interpretate come sfide da superare con creatività e determinazione.

L’appello rivolto alle organizzazioni sindacali Fim, Uilm e Fiom è un invito a superare schemi consolidati e a intraprendere una vera vertenza nazionale, che coinvolga tutti i lavoratori di Stellantis e delle aziende fornitrici.

È necessaria una rottura con pratiche sindacali che appaiono ormai inadeguate a fronteggiare la complessità della situazione.
Il futuro dell’industria automotive italiana passa attraverso una nuova stagione di collaborazione e mobilitazione, che sappia coniugare la difesa dei posti di lavoro con la promozione di un modello di sviluppo sostenibile e inclusivo.
La riapertura del discorso sulla Gigafactory, strategicamente fondamentale per l’evoluzione tecnologica e produttiva del settore, rappresenta un’opportunità da non perdere per rilanciare l’intero sistema industriale nazionale.

Solo attraverso un’azione coordinata e decisa sarà possibile evitare l’abbandono dei lavoratori e la progressiva erosione del patrimonio industriale italiano.

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