La gestione della sanità molisana si rivela, ancora una volta, teatro di scelte strategiche contraddittorie e potenzialmente insostenibili, sollevando interrogativi profondi sulla pianificazione a lungo termine e sull’efficienza delle risorse pubbliche.
La denuncia del capogruppo del Movimento 5 Stelle in Consiglio regionale, Andrea Greco, mette a nudo una dissonanza che va ben oltre una semplice svista amministrativa, configurandosi come una potenziale spesa improduttiva di ingenti somme.
Al centro della controversia vi è la “Torre Covid” del Cardarelli, un’opera nata nell’emergenza pandemica con uno stanziamento iniziale di 4,5 milioni derivanti dal decreto Rilancio, incrementati poi con ulteriori 3,5 milioni dalla Regione, per un costo complessivo ora salito a 8,8 milioni di euro.
Originariamente concepita come un polo di riferimento per la gestione dei pazienti Covid, con un’impostazione che prevedeva 14 posti letto di terapia intensiva e 21 di subintensiva, unitamente alla ristrutturazione del pronto soccorso, il progetto si è progressivamente gonfiato in termini di costi, evidenziando una gestione finanziaria che merita un’analisi critica.
La nuova procedura d’urgenza per l’appalto, indetta dalla Centrale Unica di Committenza, appare incongruente alla luce della ormai superata emergenza sanitaria, ma la vera criticità emerge dalla prospettiva futura delineata dal Piano Operativo Sanitario 2025-2027.
I commissari ad acta Bonamico e Di Giacomo, infatti, hanno trasmesso a Roma una bozza che prevede il trasferimento dell’ospedale Cardarelli, designato come hub regionale, nella struttura dell’ex Cattolica.
Questa visione futura proietta l’investimento di quasi 9 milioni di euro nella Torre Covid in una luce decisamente problematica: si sta finanziando un’opera destinata a diventare obsoleta o, quantomeno, a perdere la sua funzione primaria nel nuovo modello assistenziale.
L’azione dei commissari ad acta, pur in un contesto di gestione delegata, solleva interrogativi sulla coerenza delle politiche sanitarie regionali e sulla capacità di pianificazione a medio-lungo termine.
La vicenda non si limita a una questione di spreco di denaro pubblico, ma riflette una più ampia problematica: la tendenza a reagire agli eventi in modo emergenziale, senza una visione strategica che tenga conto delle reali esigenze del territorio e delle risorse disponibili.
È necessario un dibattito pubblico approfondito che coinvolga istituzioni, professionisti sanitari e cittadini, per ridefinire le priorità e garantire che le scelte future siano improntate a logiche di efficienza, sostenibilità e reale miglioramento della salute della popolazione molisana.
L’episodio della Torre Covid del Cardarelli si configura, dunque, come un campanello d’allarme, invitando a una revisione radicale del sistema sanitario regionale e a un approccio più responsabile e lungimirante nella gestione delle risorse pubbliche.







