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giovedì 30 Ottobre 2025

Tremiti: Eredità Fragile, Voce di una Comunità a Rischio

Un’eredità fragile: le Isole Tremiti tra tutela, sviluppo e voce della comunitàUn monito urgente si leva dalle acque cristalline delle Isole Tremiti, un arcipelago di straordinaria bellezza e un patrimonio inestimabile per l’Italia.
La sindaca Annalisa Lisci ha sollevato un grido di allarme che investe il Presidente della Repubblica, denunciando una frattura profonda tra le strategie di tutela ambientale e le esigenze vitali di una comunità insulare che lotta per la propria sopravvivenza.
Le Tremiti, gioiello dell’Adriatico, un ecosistema unico e fragile, si trovano ad affrontare una sfida complessa.
Inserite dal 1991 all’interno del Parco Nazionale del Gargano, le isole si sentono, a ragione, distanti dalla logica e dalle problematiche di un territorio montuoso, geograficamente vicino ma profondamente diverso per storia, cultura, economia e vulnerabilità.
Un’appartenenza formale che, nel corso di trent’anni, si è tradotta in un susseguirsi di imposizioni che hanno spesso ignorato le peculiarità dell’arcipelago, soffocando le sue potenzialità e alimentando un senso di frustrazione crescente.
L’episodio più recente, e particolarmente emblematico, riguarda l’approvazione di un progetto per l’installazione di un “parco boe”, un intervento apparentemente volto a facilitare il diportismo estivo, ma che si rivela, al contrario, un’intrusione dannosa per l’economia locale e per l’integrità degli ecosistemi marini.

L’installazione, che prevede trivellazioni dei fondali, rischia di compromettere la delicata flora e fauna sottomarina, senza garantire reali benefici per la collettività.
La rimozione delle boe durante la stagione invernale, inoltre, lascia i fondali marini feriti e privi di una fruizione sostenibile, perpetuando un circolo vizioso di sfruttamento e abbandono.
La comunità tremitese, che con grande sforzo ha ottenuto un finanziamento per la realizzazione di un porto capace di dare respiro all’arcipelago, si trova ora a dover assistere impotente a un intervento invasivo, realizzato senza un reale confronto con la popolazione e in palese contrasto con le sue aspettative.
Un porto, lungi dall’essere un’infrastruttura “pesante”, avrebbe rappresentato un’opportunità cruciale per lo sviluppo sostenibile dell’arcipelago, migliorando l’accessibilità, favorendo la pesca artigianale e stimolando il turismo di qualità.

Il Comune ha più volte sollecitato un incontro con l’ISPRA e il Ministero dell’Ambiente, proponendo una variante progettuale che concili le esigenze di tutela ambientale con lo sviluppo economico locale.
Tuttavia, la risposta è stata l’inizio dei lavori e un’evidente chiusura al dialogo.
Un atteggiamento che denota una distanza preoccupante tra l’ente parco e la realtà delle Diomedee, e che rischia di compromettere irreparabilmente il futuro dell’arcipelago.
L’appello al Presidente Mattarella non è dunque una semplice richiesta d’intervento, ma un grido d’aiuto che scaturisce da una profonda disillusione e dalla paura di perdere l’identità e la sopravvivenza economica di un territorio unico.

È un invito a riaffermare il valore della partecipazione democratica, dell’ascolto attivo e della ricerca di soluzioni condivise, in grado di tutelare non solo la biodiversità, ma anche la dignità e il diritto alla prosperità di una comunità che, nonostante le difficoltà, continua a credere nel futuro delle sue isole.

È un monito per una politica più attenta alle specificità dei territori marginali e alle voci di chi, quotidianamente, ne cura e ne difende il patrimonio.

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