Cantieri a rischio nel Molise: Acem lancia l’allarme

L’Acem, l’associazione che rappresenta le imprese costruttrici edili molisane, esprime una crescente allarme per una situazione finanziaria che rischia di compromettere la stabilità e la continuità di numerosi progetti infrastrutturali nella regione.

Il nodo cruciale ruota attorno ai ritardi nell’erogazione dei ristori destinati a mitigare l’impennata dei costi dei materiali da costruzione, unita alla preoccupante assenza di finanziamenti per coprire le necessità del settore non solo per il 2025, ma anche per l’anno successivo, il 2026.

Il panorama delle costruzioni nel Molise si presenta con circa 250 cantieri attivi, per un valore complessivo di 622 milioni di euro.
La gravità della situazione è amplificata dal fatto che questi progetti, nella maggior parte dei casi, non hanno previsto meccanismi di adeguamento dei prezzi in base all’inflazione, lasciando le imprese esposte a perdite significative.

La pressione finanziaria è particolarmente sentita per 70 cantieri, del valore di circa 176 milioni di euro, direttamente collegati all’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), un elemento strategico per la ripresa economica del paese.
Il presidente dell’Acem, Corrado Di Niro, sottolinea con fermezza che l’assenza di interventi correttivi, sotto forma di stanziamenti adeguati e proroga della misura di ristoro fino al 2026, renderà insostenibile la prosecuzione dei lavori.

Le imprese, finora, hanno assorbito di tasca propria gli aumenti di costo, una situazione che si rivela economicamente insostenibile nel lungo periodo.

La conseguenza immediata è un rischio concreto di paralisi della filiera delle costruzioni, con ripercussioni gravissime e potenzialmente irreversibili sugli obiettivi programmatici del Pnrr e sull’intero tessuto economico molisano.
La situazione non è solo una questione di ritardi di pagamento; evidenzia una profonda inadeguazione della pianificazione finanziaria e una mancanza di lungimiranza nella gestione dei rischi legati all’inflazione e alla volatilità dei prezzi dei materiali.

Si tratta di un campanello d’allarme che richiede un’azione immediata e coordinata a livello istituzionale, per evitare il blocco di investimenti strategici e la compromissione di un patrimonio di infrastrutture fondamentali per lo sviluppo del territorio.
L’interruzione dei cantieri non solo causerebbe danni economici diretti alle imprese, ma innescherebbe un effetto domino con pesanti conseguenze sull’occupazione, sulla crescita e sulla coesione sociale.

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