La drammatica evoluzione del panorama industriale automobilistico, con implicazioni particolarmente accentuate per gruppi come Stellantis e i territori ad essi collegati, sta proiettando ombre profonde su aree geografiche già fragili.
Un campanello d’allarme particolarmente acuto risuona in provincia di Campobasso, dove una recente analisi della Cgia di Mestre, basata su dati Inps, rivela un dato sconcertante: nel primo semestre del 2025, la provincia ha sperimentato un’impennata del 1.255% nelle ore autorizzate di Cassa Integrazione Guadagni (CIG).
Questa cifra, ben al di sopra della media nazionale, evidenzia una profonda crisi occupazionale e produttiva, con conseguenze dirette e indirette per l’intera comunità locale.
La crisi dello stabilimento Stellantis di Termoli, fulcro dell’industria molisana, agisce come un moltiplicatore di problematiche, innescando un effetto domino che si estende a numerosi settori collegati, dalle forniture alla logistica, dall’indotto manifatturiero ai servizi.
La riduzione della produzione, i tagli alla forza lavoro e le incertezze sul futuro degli investimenti generano un clima di paura e precarietà, con ripercussioni negative sul tessuto sociale ed economico.
A livello regionale, il Molise si classifica inequivocabilmente al primo posto nazionale per l’aumento delle ore autorizzate di CIG, con una crescita del 254,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Un dato che conferma la vulnerabilità del territorio e la sua dipendenza da un settore in profonda trasformazione, spinto da fattori quali la transizione verso la mobilità elettrica, le nuove normative ambientali e l’evoluzione delle preferenze dei consumatori.
In netto contrasto con la situazione di Campobasso, la provincia di Isernia registra un andamento opposto, con una diminuzione del -21,3% delle ore di CIG.
Questo dato, pur se incoraggiante, non può cancellare la preoccupazione generale per il futuro del Molise e la necessità di interventi mirati per contrastare la crisi occupazionale e promuovere lo sviluppo di nuovi settori produttivi.
La sfida che si pone è quella di ripensare il modello di sviluppo molisano, diversificando l’economia e investendo in competenze e infrastrutture per creare nuove opportunità di lavoro e attrarre investimenti esterni.
La transizione verso un’economia più sostenibile e resiliente richiede una visione strategica a lungo termine, un forte impegno da parte delle istituzioni e la partecipazione attiva di tutti gli attori coinvolti, dalle imprese alle organizzazioni sindacali, dalle associazioni di categoria alle università.
Solo così sarà possibile invertire la tendenza e garantire un futuro di prosperità e benessere per il Molise.






