La vertenza Marelli continua a gravare sul tessuto economico e sociale dell’Abruzzo, con lo stabilimento di Sulmona, cuore pulsante dell’indotto automobilistico regionale, al centro di un’incertezza drammatica. A seguito del tavolo di confronto tra il governo, la direzione aziendale e le rappresentanze sindacali, la situazione appare tutt’altro che risolta, nonostante gli impegni assunti. I 147 esuberi previsti entro la fine dell’anno rappresentano una ferita profonda per una comunità che ha costruito la sua identità e il suo sviluppo attorno a questa realtà industriale.Le organizzazioni sindacali, con un approccio determinato e costruttivo, hanno riaffermato con forza la necessità di una “blindatura” dello stabilimento, un intervento strutturale e duraturo che vada oltre le misure emergenziali e che miri a garantire la salvaguardia dell’occupazione e la continuità produttiva. L’obiettivo primario è quello di arginare un fenomeno di progressiva erosione del know-how industriale locale, con ripercussioni potenzialmente devastanti per l’intera filiera.L’impegno governativo, pur auspicabile, necessita di essere tradotto in azioni concrete e tempestive. La convocazione prevista per i primi di agosto rappresenta una tappa cruciale, un’opportunità per valutare gli sviluppi e definire le strategie di intervento. Parallelamente, è stata avviata una fase di consultazione diretta con i lavoratori, attraverso assemblee periodiche, per garantire la massima trasparenza e la partecipazione attiva di tutti gli interessati.Il contesto è particolarmente delicato: i 444 dipendenti dello stabilimento di Sulmona operano da un anno in regime di contratto di solidarietà, una misura che, pur attenuando le conseguenze negative della crisi, non può costituire una soluzione definitiva. L’annuncio della delocalizzazione della produzione di bracci oscillanti, una componente strategica per il settore automotive, segna un ulteriore aggravio, indicando una potenziale revisione del modello industriale e una riduzione del peso produttivo insediato in Abruzzo.La questione Marelli trascende la mera gestione di un crisi aziendale. Si tratta di una sfida più ampia che coinvolge la capacità del sistema Paese di sostenere e valorizzare le eccellenze industriali, di promuovere l’innovazione tecnologica e di preservare il capitale umano. È necessario un approccio integrato che preveda investimenti mirati in ricerca e sviluppo, incentivi per l’assunzione di giovani, politiche di riqualificazione professionale e misure di sostegno alle imprese che operano in settori strategici per l’economia nazionale. Solo in questo modo sarà possibile garantire un futuro sostenibile per lo stabilimento di Sulmona e per l’intero territorio abruzzese, preservando un patrimonio industriale di inestimabile valore. La resilienza della comunità e la determinazione dei sindacati saranno elementi chiave per affrontare questa complessa sfida e perseguire l’obiettivo di un futuro industriale più solido e prospero.
Marelli Sulmona: Vertenza Aperta, Futuro Abruzzo a Rischio
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