Il Molise, una regione incastonata nel cuore dell’Italia, si trova a fronteggiare una sfida demografica di notevole portata, che ne condiziona profondamente il tessuto economico e sociale.
I dati recenti, analizzati dalla Cgia di Mestre in collaborazione con Istat, Inps e Unioncamere, delineano uno scenario in cui il numero di pensioni erogate – 122.577 unità nel 2024 – supera significativamente la forza lavoro attiva, conteggiata in 107.801 occupati.
Questo squilibrio, pari a un deficit di quasi quindicamila unità, non è una mera curiosità statistica, ma il sintomo di una più complessa dinamica di invecchiamento della popolazione e di declino della natalità, fenomeni che affliggono l’intera nazione ma che nel Molise assumono connotazioni particolarmente acute.
L’analisi provinciale rivela una distribuzione disomogenea ma coerente con la tendenza generale: a Campobasso, il numero di pensionati (86.551) supera quello dei lavoratori attivi (77.252); situazione analoga, sebbene con numeri inferiori, si riscontra in provincia di Isernia.
Questa disparità non è un evento isolato, ma riflette un quadro più ampio di spopolamento e di progressiva perdita di capitale umano.
Le ripercussioni economiche di questa situazione sono evidenti.
La carenza di manodopera qualificata, già una sfida per molte regioni italiane, si acuisce nel Molise, rendendo estremamente difficile per le imprese trovare figure professionali specializzate.
Questo divario, amplificato dalla crescente anzianità media della forza lavoro, frena la crescita, limita l’innovazione e compromette la competitività del territorio.
L’aggravante è che il Molise, come confermato dai dati Unioncamere e Inps del 2023, si posiziona al terzo posto nella classifica nazionale per anzianità media della forza lavoro, superato solo da Basilicata e Sardegna.
Il dato di 81,2 dipendenti con età superiore ai 55 anni ogni 100 dipendenti al di sotto dei 35 anni, illustra la profonda disarmonia generazionale che caratterizza il tessuto produttivo regionale.
Questa concentrazione di personale anziano non solo limita la capacità di adattamento alle nuove tecnologie e alle mutevoli esigenze del mercato, ma comporta anche un aumento dei costi per la formazione e la gestione del personale, appesantendo ulteriormente il bilancio delle imprese.
Il fenomeno non è riconducibile a una singola causa.
L’emigrazione giovanile, incentivata dalla ricerca di migliori opportunità lavorative e di una più elevata qualità della vita, ha contribuito significativamente alla riduzione della popolazione in età lavorativa.
Parallelamente, il basso tasso di natalità, una tendenza diffusa in tutta Italia, ha accentuato il divario tra generazioni.
Affrontare questa sfida demografica richiede un approccio multidimensionale che coinvolga politiche a sostegno della natalità, incentivi all’occupazione giovanile, misure per attrarre talenti dall’estero e investimenti in infrastrutture e servizi per migliorare la qualità della vita e rendere il Molise più attrattivo per le nuove generazioni.
La sopravvivenza economica e sociale della regione dipenderà dalla capacità di invertire questa tendenza e di creare un futuro più equilibrato e sostenibile.







