Il 29 novembre a Termoli non è semplicemente una data nel calendario; è l’epifania di una regione che si interroga sul proprio destino, un momento cruciale per il Molise e per la sua capacità di resistere alla marea di un’economia globale in rapida trasformazione.
L’appello di Antonio D’Alessandro, segretario della Cisl Molise, risuona come un grido d’allarme, un invito a un’azione corale che trascende le appartenenze politiche e ideologiche, chiamando in causa l’intera comunità.
Lo stabilimento Stellantis di Termoli non è un’entità isolata, ma il fulcro di un ecosistema economico e sociale complesso.
La sua presenza ha plasmato l’identità della città e del Molise, offrendo opportunità di lavoro, stimolando la crescita di un indotto florido e fornendo un senso di stabilità e speranza per intere generazioni.
La contrazione del sito, da 3.000 a poco più di 1.800 dipendenti, non è solo una questione di numeri; è la perdita di competenze, di esperienze, di un patrimonio immateriale che rischia di scomparire.
La crisi attuale, innescata dalle dinamiche globali del settore automotive, amplifica le fragilità strutturali di un territorio marginalizzato, spesso penalizzato da politiche regionali insufficienti e da una mancanza di visione strategica a lungo termine.
Il rischio non è solo la perdita di posti di lavoro, ma la desertificazione demografica, l’esodo dei giovani in cerca di opportunità altrove, la perdita di un tessuto sociale coeso e resiliente.
La mobilitazione del 29 novembre non è quindi un semplice atto di protesta, ma un’affermazione di dignità, un richiamo alla responsabilità delle istituzioni e un monito a non abbandonare un territorio che ha ancora molto da offrire.
È un’occasione per riaffermare il diritto al lavoro, alla casa, all’istruzione, alla salute, a un futuro degno di essere vissuto.
La piazza, luogo di incontro e di scambio, deve trasformarsi in un palcoscenico di speranza, un simbolo tangibile della volontà di un popolo che non si arrende.
La partecipazione attiva di lavoratori, famiglie, studenti, pensionati, imprenditori, rappresentanti delle associazioni di categoria, è essenziale per dare voce alle preoccupazioni e alle aspirazioni di un intero Molise.
Non è un momento per il silenzio, ma per un’esplosione di consapevolezza, per un’azione collettiva che possa innescare un processo di cambiamento profondo e duraturo.
Il futuro del Molise non è predeterminato; dipende dalla capacità di ogni cittadino di alzare la propria voce, di battersi per i propri diritti, di contribuire attivamente alla costruzione di una regione più giusta, prospera e inclusiva.
Il 29 novembre, Termoli chiama; il Molise deve rispondere con coraggio, determinazione e un’incrollabile fiducia nel proprio potenziale.






