Un mare di trattori ha solcato il lungomare di Pane e Pomodoro, a Bari, dando il via a una manifestazione di portata nazionale, un grido d’allarme lanciato dagli agricoltori del grano duro, duramente colpiti dalle fluttuazioni del mercato globale e dall’impennata delle importazioni.
Un fiume umano, proveniente da sei regioni del centro-sud Italia, ha invaso la città, un corteo che incarna la fragilità di un settore primario cruciale per l’economia e la sovranità alimentare del Paese.
La protesta, organizzata con il coordinamento di Coldiretti, non è solo una reazione all’attuale crisi dei prezzi, ma una denuncia più ampia delle debolezze strutturali che affliggono l’agricoltura italiana.
Il crollo dei ricavi, dovuto all’abbattimento dei prezzi sul mercato internazionale, rischia di compromettere la sopravvivenza di numerose aziende agricole, con conseguenze devastanti per l’occupazione e il tessuto sociale delle aree rurali.
Prima dell’inizio del corteo, una delegazione di rappresentanti di Coldiretti, guidata dal presidente Alfonso Cavallo e dal direttore Pietro Piccioni, ha presentato alla Prefettura, nella figura del prefetto Francesco Russo, un documento dettagliato contenente le istanze e le proposte concrete per affrontare l’emergenza.
Si tratta di un atto formale che mira a sensibilizzare le istituzioni e a sollecitare interventi mirati a sostegno del settore.
La marcia, che si svilupperà lungo il lungomare Nazario Sauro per culminare di fronte alla sede della Presidenza della Regione Puglia, rappresenta un momento di forte visibilità per la categoria.
La decisione di prevedere un collegamento telematico con il Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, e con il Presidente nazionale di Coldiretti, Ettore Prandini, sottolinea l’importanza dell’evento e l’urgenza di trovare soluzioni condivise a livello nazionale.
I manifestanti, in un gesto eloquente, hanno esposto cartelli e striscioni che veicolano messaggi chiari e diretti: “Salviamo il grano italiano”, “Senza agricoltori non c’è cibo”, “SOS grano italiano: difendiamo il reddito e la filiera”.
Queste parole non sono solo un appello disperato, ma un monito per l’intera nazione, un invito a riflettere sul valore strategico dell’agricoltura e sulla necessità di tutelare le produzioni locali, non solo per garantire la sussistenza degli agricoltori, ma per preservare l’identità culturale e il futuro alimentare del Paese.
La protesta si configura come un atto di resistenza, un tentativo di riaffermare il ruolo fondamentale dell’agricoltura italiana in un contesto globale sempre più complesso e competitivo.







