La mozione per l’istituzione della Consulta regionale per la legalità ha ricevuto il placet dell’aula, non solo dai Gruppi di minoranza del centrosinistra (Pd-M5s-Costruire Democrazia), ma anche da una quota significativa dei consiglieri di centrodestra. Tuttavia, durante la discussione, sono emersi momenti di vivace confronto e dibattito.Il filo conduttore della seduta è stato inevitabilmente rappresentato dall’inchiesta della Dda di Campobasso che coinvolge il governatore Francesco Roberti tra gli indagati. La consigliera del Pd, Micaela Fanelli, ha evidenziato come l’omertà istituzionale persista sulla questione e sostiene che sia necessario fare chiarezza sotto il profilo politico.A differenza di molti suoi colleghi, il sottosegretario alla presidenza della Giunta, Vincenzo Niro, si è espresso contrario all’istituzione della Consulta. Il sottosegretario ha sostenuto che l’atto di indirizzo fosse ormai superato dall’impegno della maggioranza di centrodestra nella presentazione di una proposta di legge sulla legalità durante la seduta dell’Assemblea.La dichiarazione del governo ha suscitato reazioni contrastanti. Mentre alcuni si sono resi disponibili a lavorare in sinergia con l’esecutivo per fornire risposte concrete ai cittadini, altri hanno evidenziato le incongruenze tra i propositi e la realtà dei fatti.In questo quadro, emerge un contrasto profondo che sembra condurre a una polarizzazione delle posizioni, con alcune forze politiche che si concentrano sulla creazione di un contesto favorevole all’istituzione della Consulta regionale per la legalità.
L’ombelico della controversia: il progetto di Consiglio della Legalità al centro del dibattito
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