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Il capo della tecnologia di Meta decreta la fine dello smartphone

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(Adnkronos) – Nel suo consueto intervento di fine anno, Andrew “Boz” Bosworth ha tracciato il bilancio di un decennio speso a cercare l’erede dello smartphone. Una navigazione a vista che, secondo il CTO di Meta, ha finalmente trovato una bussola affidabile grazie all'intelligenza artificiale. Se per anni il settore ha esplorato frontiere impervie incontrando spesso vicoli ciechi, l'integrazione dell'IA ha permesso di mettere a fuoco la nuova piattaforma computazionale, rendendo la tecnologia meno intrusiva e più integrata nel tessuto quotidiano. La tesi di fondo è che la fase di esplorazione incerta sia terminata: gli strumenti sono ora abbastanza maturi da permettere salti generazionali concreti. Il dispositivo simbolo di questa transizione è rappresentato dagli occhiali intelligenti, ormai definiti come la categoria hardware dominante dell'era dell'IA, forti di un successo commerciale paragonabile a quello dell'elettronica di consumo più diffusa. Tuttavia, la vera rivoluzione descritta da Bosworth risiede nell'interfaccia: il Meta Neural Band. Si tratta di un dispositivo indossabile al polso che utilizza l'elettromiografia per tradurre i segnali nervosi in comandi digitali. L'obiettivo dichiarato è stringere il cerchio tra l'intenzione umana e l'azione della macchina, superando i limiti storici di mouse e touchscreen. Grazie a modelli generalizzabili che non richiedono calibrazioni complesse, questa tecnologia promette di evolversi rapidamente, passando da semplici gesture a input complessi come la scrittura a mano libera decodificata direttamente dai segnali neurali. La visione del dirigente di Meta è quella di un sistema che non richiede l'attenzione costante dell'utente, ma che agisce come un'estensione naturale delle capacità umane. Gli occhiali, dotati di display e intelligenza contestuale, permetteranno di amplificare i sensi, isolando ad esempio la voce di un interlocutore in ambienti affollati o fornendo assistenza proattiva senza che venga esplicitamente richiesta. È un cambio di paradigma rispetto alla vita digitale odierna, confinata all'interno di rettangoli luminosi che sottraggono l'individuo al mondo circostante. Sul fronte della realtà virtuale, il confine tra fisico e digitale si assottiglia ulteriormente grazie a tecnologie di rendering avanzate come il Gaussian splatting. Con l'introduzione di Hyperscape, Meta punta a permettere agli utenti di scansionare e replicare fedelmente ambienti reali, trasformandoli in spazi virtuali condivisibili con un livello di fotorealismo inedito. L'intelligenza artificiale gioca qui un ruolo duplice, facilitando non solo la riproduzione del reale ma anche la generazione ex novo di mondi tridimensionali complessi partendo da semplici descrizioni testuali, democratizzando la creazione di contenuti immersivi. Le prospettive per il futuro prossimo vedono una convergenza di queste tecnologie verso un ecosistema in cui il metaverso e la robotica beneficiano delle stesse innovazioni sviluppate per i visori e i dispositivi indossabili. La creazione di un nuovo laboratorio di ricerca sulla robotica nel 2025 conferma l'intenzione di applicare la comprensione spaziale dell'IA anche alle macchine fisiche. La scommessa finale di Menlo Park rimane quella di liberare l'utente dalla dittatura dello schermo, offrendo esperienze che si fondono con la realtà circostante piuttosto che sostituirla, supportate da un'infrastruttura tecnologica che diventa via via invisibile. 
—tecnologiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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